La soppressione delle classi e delle autonomie scolastiche in Sardegna
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di Mario Medde
La scuola sarda è da tempo immemorabile alle prese con problemi di dispersione scolastica e di abbandono, di adeguatezza delle strutture e degli edifici, di carenza di organici e insegnanti di sostegno. Da evidenziare anche per l’Isola una percentuale alta di giovani che non studiano e non lavorano e una media di laureati inferiore di diversi punti a quella nazionale.
La Commissione speciale del Consiglio regionale per le riforme istituzionali
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di Mario Medde
La Commissione speciale del Consiglio regionale per le riforme istituzionali, recentemente varata, ha audito gli ex Presidenti della Regione sulla legge statutaria e sulle norme di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna. Si è trattato di acquisire, alla luce della esperienza istituzionale degli ex presidenti, un parere sulla importanza delle riforme istituzionali, e nello specifico sui contenuti di una legge statutaria e in generale delle norme di attuazione dello Statuto. Non è una novità.
Le province declassate
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di Mario Medde
Le province declassate alle elezioni di fine settembre. Un esempio di pochezza normativa e di vuoto progettuale e politico. A proposito anche dell’avvio dei lavori della Commissione regionale su forma di governo e legge statutaria.
La questione della Specialità e dell’Autonomia della Sardegna è talvolta richiamata nei documenti della Regione, ma non diventa ormai da tanti anni iniziativa e progetto politico e istituzionale, sia sul versante di un nuovo rapporto Regione-Stato che su quello interno di un modello istituzionale e delle Autonomie locali e regionali che prefiguri un modello di democrazia più partecipato, all’insegna del principio di sussidiarietà, e aperto anche alle rappresentanze della società.
Le autonomie regionali in un articolo di Giuseppe Sotgiu
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di Mario Medde
Giuseppe Sotgiu fu un famoso avvocato penalista, giurista e politico, e inoltre sindaco socialista di Olbia dal 1970 al 1973 e Presidente della Provincia di Roma dal 1952 al 1954. Nel 1945 Giuseppe Sotgiu faceva parte del Partito Democratico del Lavoro, di ispirazione progressista e socialista, che aveva come leader, tra gli altri, Ivanoe Bonomi e Meuccio Ruini.
Il Partito Democratico del Lavoro ebbe vita breve, dal 1943 al 1948, a seguito dei risultati negativi alle elezioni per l’Assemblea costituente. La nascita della rivista e l’articolo di Sotgiu sulle autonomie regionali che qui si commenta vanno collocati dunque riportati alla sua militanza nel Partito Democratico del Lavoro.
Insieme con Francesco Carbini, Mario Berlinguer e Remo Branca, Giuseppe Sotgiu aveva fondato a Roma nel 1945 Sardegna. Rivista di studi regionali1 , per pubblicare sul primo numero, illustrato da xilografie di Remo Branca, un articolo intitolato Le autonomie regionali e i provvedimenti per la Sardegna, che prendeva lo spunto dal Decreto Legislativo Luogotenenziale del 28. 12.1944, n. 417 Provvedimenti regionali per la Sardegna.
L’autonomia speciale della Sardegna
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di Mario Medde
Le istituzioni locali e regionali della Sardegna sono sempre state al centro dell’attenzione e delle proposte del sindacato sardo e della CISL sarda in particolare. La questione dell’autonomia della Sardegna, e della stessa Rinascita, ha accompagnato le lunghe vicende storiche, culturali, politiche e sociali dell’Isola. Vi era la consapevolezza, pure nella varietà delle posizioni e analisi, della grande importanza della identità e delle specificità dell’Isola per coltivare e perseguire gli obiettivi di sviluppo e di progresso individuale e collettivo della Sardegna. Certo, sulla datazione di questa consapevolezza da parte dei sardi sia gli storici che i grandi leaders della politica non hanno sempre concordato.
Il problema delle zone interne e dei comuni minori della Sardegna
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di Mario Medde
Alla fine degli anni settanta e ottanta promuovevo, come dirigente della CISL di Oristano, iniziative a tutela delle aree interne e dei comuni minori del nostro territorio. Già da allora erano manifesti i segni forti della crisi economica e demografica, e parlavamo di tendenziale estinzione di molte comunità afflitte dall’emigrazione, dall’isolamento, dalla carenza di servizi fondamentali, dalla soppressione delle scuole primarie, dall’invecchiamento della popolazione e dalla bassa natalità. Problemi che in quegli anni le rappresentanze politiche e istituzionali avevano difficoltà a capire intente come erano a coltivare idee e progetti di razionalizzazione e di compatibilità economica e finanziaria. E infatti, oggi, di fronte agli effetti di quelle politiche e del diffuso fenomeno del calo demografico che incide irreversibilmente sull’efficacia delle misure in campo, si mette in mostra una sorta di “pianto del coccodrillo”, a fronte di un vero e proprio rischio antropologico per vaste aree dell’Isola. Ripropongo qui alcuni ragionamenti già più volte fatti, ma più che attuali e aggiornati alla luce di nuove evidenze e situazioni.
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