I racconti di carne, d’acqua e di pietra sono parte della memoria di un mondo, che è poi quello dei piccoli paesi della Sardegna, imago mundi, dove i ricordi vengono filtrati e recuperati per raccontare qualcosa e qualcuno nella speranza che durino nel tempo.
I nostri sogni, le ambizioni, i miti della gioventù, le persone conosciute e quelle amate sono parte di noi. Taluni rimossi dal tempo, ma non scomparsi dalla memoria, altri ancora presenti nei volti e nel ricordo. Per chi come noi è vissuto in un paese, è facile identificarlo come custode dei nostri anni.
Chi ha avuto la fortuna di tornare ne capisce ancora di più il significato. È l’ansia che domina soprattutto chi si allontana, il nostos dei Greci. Non è solo il desiderio, talvolta struggente, del ritorno, è la voglia della piccola patria. Un luogo che gli antichi latini definivano come genius loci, lo spirito del luogo, un insieme identitario, in cui anche noi e il nostro vissuto sono inclusi, dove nessuno in vita si sente anonimo, ma parte di un tutto, persone, case, territorio, e che in morte rispecchiano ancora i fatti e le persone che li hanno abitati.