di Mario Medde

Neppure la manovra finanziaria e di bilancio per il 2025 – tenuto anche conto del ritardo nell’approvazione e dei mesi di esercizio provvisorio – presenta proposte e misure specifiche adeguate al rafforzamento della formazione professionale, né sono visibili interventi normativi di natura più strutturale.

È utile dunque ribadire alcuni ragionamenti e proposte sia per supportare un dibattito in materia sia per avviare un immediato confronto tra parti sociali e Giunta regionale per dare centralità alla formazione e alle politiche attive del lavoro. Nel contempo si tratta di adottare provvedimenti finalizzati all’ammodernamento del sistema formativo, a una programmazione pluriennale e alla spendita tempestiva delle notevoli risorse finanziarie a disposizione della Regione.

Il ritardo è infatti notevole e preoccupante, certificato anche dallo Stato di realizzazione della spesa comunitaria, del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo di sviluppo e coesione. Un documento della Regione che attesta la capacità e i tempi di spesa al 31.12.2024. Come dalle tabelle che seguono per quel che riguarda il FSE.

(Cliccare sulle tabelle per ingrandirle)

Finanziamenti in Sardegna 1

Finanziamenti in Sardegna 2

Il ruolo delle rappresentanze del mondo del lavoro è fondamentale.

Le politiche attive del lavoro sono tali perché necessitano soprattutto di una partecipazione attiva del lavoratore attraverso momenti specifici (accoglienza, orientamento, formazione, acquisizione qualifiche, potenziamento specializzazione, inserimento mondo lavoro).

Sul versante dell’impegno del sindacato le politiche attive del lavoro hanno una dimensione verticale, perché coinvolgono le Federazioni di categoria che rappresentano i lavoratori in uno specifico ambito di lavoro o di settore, e una dimensione orizzontale, con l’impegno del sindacato territoriale confederale, per via della localizzazione territoriale e della sede di lavoro o di residenza del lavoratore.

In Sardegna, dopo una lunga fase di attesa e in grande ritardo, la Regione Sardegna, attraverso l’Assessorato del Lavoro, ha dato l’avvio, tra gli altri, al Programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), finanziato a livello nazionale dal PNRR, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e per una parte dal FSE), ad avvisi su misure di percorsi formativi per la certificazione di profili di qualificazione e al Progetto FILO (Filiere Innovazione Lavoro Occupazione) che però non è ancora decollato in termini operativi.

Si è di fronte dunque a un primo, ma insufficiente, segnale di ripartenza degli interventi finalizzati a politiche attive e formative, come già evidenziato dopo un lungo periodo di forte carenza progettuale da parte della Regione, che ha messo in difficoltà sia i lavoratori sia le agenzie accreditate per la formazione e i servizi per l’impiego.

Le politiche attive e la formazione, proprio perché sono una primaria opportunità per i lavoratori e i giovani, e ambiti fondamentali per l’iniziativa del sindacato, necessitano di una forte e diffusa sinergia con le agenzie formative e accreditate per i servizi per il lavoro; per quel che ci riguarda tra le strutture sindacali territoriali, le federazioni di categoria e lo IAL.

Le risorse finanziarie disponibili sono ingenti e le misure e gli interventi coinvolgono più di 90.000 persone solo per il Programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), sulla base dei lavoratori profilati dai Centri per l’Impiego e con patti di servizio. Si è peraltro in attesa di vedere avviate tutte le misure e le azioni di spendita delle risorse del Fondo Sociale Europeo 2021-2027.

È utile evidenziare, proprio per la rilevanza delle risorse finanziarie disponibili, che nella filiera della conoscenza (Istruzione, Formazione Università e Ricerca), la formazione professionale è quella meno protetta. Pertanto, in riferimento al ruolo delle agenzie e alla loro struttura qualitativa e quantitativa, si ritiene che un accreditamento più adeguato dovrebbe invece premiare le stesse prima di tutto sulla base della diffusione territoriale e della professionalità e disponibilità degli organici. Da sottolineare inoltre che le importanti professionalità del settore operano in un sistema con certezze temporali insufficienti sia sul versante della quantità delle attività che dei tempi attuativi degli avvisi. Aspetti critici del sistema che penalizzano gli utenti e ovviamente le stesse agenzie formative.

A livello nazionale il sistema educativo e della istruzione è stato invece oggetto di costanti riforme e revisioni, ivi compreso quello della Istruzione e Formazione Professionale (IeFP). Al contrario, in Sardegna, dalla legge di ordinamento della formazione professionale, risalente al 1979 (LR n. 47 del 1° giugno 1979), si è proceduto soprattutto attraverso delibere di Giunta regionale (DGR), determine e atti amministrativi dell’Assessorato competente.

Gli interventi normativi hanno riguardato: 1) l’istituzione, e successive integrazioni legislative, della lista speciale ad esaurimento dei lavoratori dipendenti delle Agenzie formative (LR 11.5.2006 n. 4, LR 5.03.2008 n.3, LR29.04.2013 n. 10, LR11.01.2018 n.1) a seguito della soppressione dell’Albo regionale dei lavoratori della formazione professionale, istituito con la LR n.42/1989, e appunto cancellato con la LR n.7 del 2005; 2) due leggi del 2006 (LR n.4/ 2006. LR 9/2006) che prevedevano il conferimento di funzioni e compiti programmatori, amministrativi e di gestione alle Province in materia di formazione professionale. Norme, queste due ultime, che verranno successivamente rese vane dal sostanziale depotenziamento finanziario delle Province e dal limbo normativo in cui sino ad oggi sono state collocate.

Dalla soppressione dell’Albo regionale dei formatori, la Formazione professionale non ha più beneficiato di adeguati stanziamenti derivanti da fonti regionali, salvo quanto eventualmente previsto in fatto di cofinaziamento dalla Unione Europea e dallo Stato. Anche questo fatto, oltre a limitare la programmazione e attuazione dell’offerta formativa, ha forse contribuito al vuoto legislativo in un settore strategico per il mercato del lavoro e per la stessa società della conoscenza.

In realtà la competenza primaria della Regione non viene esercitata attraverso la legge di ordinamento, forse perché ampiamente superata dalla evoluzione delle istituzioni, dell’economia, del mercato del lavoro, e probabilmente perché ampiamente surrogata dalle norme nazionali, dalle direttive e regolamenti della UE.

Infatti quel poco di norme approvate in 44 anni, cioè dal 1979, dal Consiglio regionale hanno avuto carattere emergenziale, che destrutturava piuttosto che riformare. È totalmente mancata una nuova visione di sistema che doveva portare a valore aggiunto la competenza primaria, verso una più proficua governance del sistema formativo.

Voglio però evidenziare che anche sulle competenze primarie della Regione è urgente che in avvio di legislatura si inizi a discutere circa la necessità di una riforma della formazione professionale, indispensabile per migliorare e rafforzare le competenze dei lavoratori e dei giovani della Sardegna e per utilizzare al meglio le stesse politiche attive del lavoro e le ingenti risorse finanziarie a disposizione, soprattutto in capo al PNRR e alla nuova programmazione dei Fondi strutturali europei, oltre ovviamente alle altre fonti di finanziamento pubbliche e private.

Constatiamo infatti la pluriennale assenza di un dibattito in materia, nonostante, per non andare troppo indietro nel tempo, la legge regionale n. 9 del 2016 prevedesse all’articolo 26 la presentazione, entro 90 giorni, di un disegno di legge contenente una nuova disciplina della formazione professionale. Sono trascorsi otto anni e si è ancora in attesa di una specifica norma di riforma, ma anche di un propedeutico coinvolgimento delle parti sociali e delle agenzie formative per costruire e attuare poi una legge condivisa. A onor del vero la stessa legge regionale n. 9 del 2016 dovrebbe essere sottoposta a verifica in alcune sue parti, considerate le difficoltà attuative delle misure di politica attiva del lavoro.

Semplificazione burocratica e maggiore efficacia da parte della Regione

A tal fine, insieme alle riforme di settore, per rafforzare le competenze, favorire le transizioni lavorative, e per il rilancio della competitività delle filiere produttive, è necessario che sia messo in campo uno sforzo programmatorio che superi le criticità dei tempi di attuazione; in particolare delle procedure di avviso o di bando, dei tempi “burocratici” ordinari, verso un sistema che con continuità – oltre gli avvisi annuali “spot” – sia aperto con procedure semplificate.

In questa direzione si tratta infatti di permettere a cittadini, imprese, comunità e territori di accedere alle misure per l’acquisizione delle competenze utili al riposizionamento lavorativo, in un’ottica di miglioramento della partecipazione al mercato del lavoro sardo. L’obiettivo è quello di offrire a ciascuno – in particolare ai soggetti più in difficoltà – l’opportunità di avere quella pluralità di offerta formativa e di servizi per il lavoro che possano accompagnare e rispondere ai nuovi bisogni professionali in un contesto di trasformazioni e transizioni.

È dunque il tempo delle politiche attive del lavoro e della formazione per sostenere una nuova fase di sviluppo, e per ridurre in tempi rapidi la disoccupazione e la povertà, in primo luogo quella derivante dalla disoccupazione giovanile.

La gran parte dei fondi europei deve essere destinata in via prioritaria a questi obiettivi. La Regione è in grado, se lo vuole, di garantire efficienza, efficacia e tempestività. La buona politica è in grado, se lo vuole, di garantire una burocrazia al servizio del lavoro e dello sviluppo. Questa sono le prime condizioni per invertire il senso di marcia e promuovere la crescita e il lavoro, ed incentivare la “vita buona”.

Necessita però un progetto e un sistema al quale la politica e le istituzioni regionali debbono dedicare grande attenzione, attraverso programmi e misure che ne rendano costante, competente e stabile l’azione.

Un sistema quindi che, inoltre, punti verso la prossimità in tutti i territori e le comunità della Sardegna, che sia adeguato in termini di risorse assegnate, che garantisca la pluralità della scelta nell’ambito di una programmazione pluriennale e personalizzabile. Un sistema integrato all’interno del quale strutture pubbliche e private, in particolare le agenzie imprese sociali, siano il fulcro di una coprogettazione dell’offerta formativa e delle politiche attive.

In tale contesto, anche sollecitato dalle sfide della transizione green e digitale, va rafforzata la componente tecnico-professionale del sistema educativo e formativo, e reso più efficace il rapporto con il mondo dell’impresa, la cui domanda di competenze specialistiche potrà trovare riscontro nel potenziamento delle diverse filiere formative, che proprio sull’aumento dell’occupabilità di giovani qualificati sono chiamati a compiere uno scarto di efficienza. In sostanza, si chiede un sistema della formazione e delle politiche attive in Sardegna che sia in grado di affrontare le grandi sfide, e di cogliere le opportunità da attivare con la programmazione e realizzazione degli interventi legati alle ingenti risorse del PNRR, del Fondo di transizione giusta (JUST TRANSITION FUND), dei fondi UE (2021-2027), e in particolare del fondo Sociale europeo FSE, per sostenere così una formazione che permetta ai cittadini sardi di acquisire quelle competenze che saranno strategiche e necessarie nelle transizioni in atto nel mondo del lavoro.

Su tale versante è però necessario che siano superate storiche criticità, che ancor oggi incidono fortemente sulle politiche attive in Sardegna. In primo luogo la necessità di semplificazione e accelerazione della spesa regionale.

Tenuto conto delle pesanti difficoltà che stanno caratterizzando la vita delle imprese e dei lavoratori in questa fase di grande difficoltà per l’economia, nel Paese e nell’Isola, e della cronica lentezza della macchina amministrativa regionale nel passare dalla fase di programmazione a quella del raggiungimento dei beneficiari finali delle diverse misure, ancora una volta, si pone l’urgenza di intervenire sul duplice binario della semplificazione dei provvedimenti e sui tempi di attuazione.

Sul primo punto, infatti, nonostante le continue norme di semplificazione emanate dalla Regione, il funzionamento degli strumenti e gli endoprocedimenti presentano spesso ancora troppe complessità, non necessarie neanche ai fini di un maggior controllo della correttezza della spesa.

Sui tempi di pagamento, invece, in una fase di emergenza in cui sarebbe ancor più necessario restringere la forbice tra emanazione del provvedimento e raggiungimento dei beneficiari si rischia di creare enormi ritardi proprio sulla spesa regionale.

Si rende pertanto necessario adottare adeguate soluzioni interne alla Regione snellendo il più possibile le procedure e potenziando gli uffici deputati alla gestione delle misure, partendo da tutte le azioni inserite nei programmi comunitari.

Richiamiamo qui alcune proposte già avanzate dallo IAL Sardegna.

A) Il coinvolgimento strutturale delle Parti sociali ed economiche attraverso la costituzione di una “cabina di regia regionale”. Poiché il portato della proposta è di natura sistemica e strutturale, e intende esprimere un impatto ampio e coordinato in termini di benefici, si tratta per i giovani: di attivare la promozione di percorsi che già oggi dimostrano altissimi livelli di successo formativo e efficacia occupazionale; per le imprese di rispondere al fabbisogno di competenze specialistiche di vario livello oggi insoddisfatto; per la coesione sociale di avviare la lotta alla dispersione e la prevenzione delle forme di esclusione socio-lavorativa; per le regioni meno sviluppate la eliminazione del ritardo nello sviluppo di queste politiche e la disseminazione delle esperienze più consolidate (riduzione divari territoriali); per i singoli territori il sostegno e la valorizzazione della capacità di mobilitazione e integrazione dei diversi attori del contesto economico produttivo, sociale e civile locale: imprese, corpi intermedi, terzo settore, enti locali.
Non può non rilevarsi la richiesta di contributi alle parti sociali sarde da parte dell’Amministrazione regionale, e in tale senso si va nella giusta direzione, è fondamentale però il coinvolgimento delle parti sociali ed economiche per sostenere e accompagnare il progetto di sviluppo, e portare a sintesi le istanze di settori economici, territori e comunità della Sardegna.

B) Altre riforme necessarie per il sistema: Si ritiene fondamentale che la costruzione di un Piano operativo pluriennale (almeno triennale) di azioni adeguate veda protagonisti i CPI (Centri per l’impiego) e i soggetti privati accreditati per i Servizi per il Lavoro, attivati con programmazione di risorse che possano sostenere la strutturazione dello stesso e la piena operatività in tutto il territorio regionale, valorizzando la prossimità degli interventi e la personalizzazione. È dunque necessaria una riforma legislativa dando piena attuazione a quanto previsto dalla Legge regionale 5 dicembre 2005, n. 20 “Norme in materia di promozione dell’occupazione, sicurezza e qualità del lavoro. Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro. Abrogazione della legge regionale 14 luglio 2003, n. 9, in materia di lavoro e servizi all’impiego”. Fondamentale anche l’approvazione definitiva della Disciplina per l’Accreditamento dei Servizi per il Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna e la Istituzione dell’elenco regionale dei soggetti accreditati per l’erogazione di servizi per il lavoro. È altresì utile l’adozione di un nuovo modello di accreditamento, tenuto conto che il sistema regionale vigente, previsto dalla DGR del 22 febbraio 2005 n. 7/1, ha certamente necessità– per il mutamento oggettivo del periodo storico e delle condizioni di applicazione – di essere aggiornato e adeguato al contesto attuale, puntando su semplificazione amministrativa, monitoraggio e valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei soggetti accreditati e della loro presenza e radicamento territoriale.

C) L’Istituzione di un Osservatorio regionale permanente sui fabbisogni professionali. È indispensabile l’elaborazione e sperimentazione di un modello prototipale di Osservatorio per rilevare e analizzare le necessità formative e occupazionali delle imprese appartenenti ai cinque comparti dell’economia della Regione, al fine di comprendere, dal punto di vista della qualificazione e riqualificazione delle risorse umane, i processi di trasformazione e sviluppo nelle diverse aree economica tecnologiche di riferimento.

D) L’innovazione del Sistema della formazione professionale attraverso il rafforzamento, anche infrastrutturale, delle Agenzie Formative accreditate, “...in particolare delle agenzie rientranti fra gli Enti del Terzo Settore che svolgono attività economica, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti filantropici, imprese sociali, incluse le cooperative sociali, reti associative, società di mutuo soccorso, associazioni, riconosciute o non riconosciute, fondazioni, iscritte ai registri regionale/provinciale nelle more dell’attuazione del Registro Nazionale, ai sensi del D.Lgs. 117/2017”. È altresì urgente un’adeguata dotazione finanziaria, lo ripetiamo, da destinare all’erogazione di sovvenzioni per la capitalizzazione di queste organizzazioni e per il potenziamento delle tecnologie e strumentazioni e per la ulteriore specializzazione degli operatori.

E) Il rafforzamento degli interventi della filiera IeFP-DUALE-IFTS-ITS. Oltre agli strumenti di sostegno dell’attività e delle strutture scolastiche disposti dall’Assessorato regionale competente, si ritiene fondamentale – nella fase post emergenza sanitaria in cui il rischio di abbandoni negli ordinari percorsi di studio sarà ancora maggiore - il rafforzamento della filiera formativa in favore del diritto alla istruzione e formazione, del sistema duale e della lotta alla dispersione sia scolastica che post-diploma, e la stabilizzazione di queste misure. È dunque necessario stanziare fondi regionali che integrino e completino quanto già previsto dalla Deliberazione n. 36/16 del 17.07.2020 “Sistema regionale dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP)”, di cui al Capo III del D.Lgs. 17 ottobre 2005, n. 226. Programmazione dell'offerta formativa per gli anni 2020-2023.

F) L’attivazione di un catalogo di voucher virtuali e reali spendibili nell’offerta formativa. È necessario prevedere un programma straordinario di formazione per le competenze richieste dai sistemi produttivi regionali, sulla base dei fabbisogni delle imprese in termini di nuove o maggiori competenze, in ragione dell’introduzione di innovazioni organizzative, tecnologiche, di processo, di prodotto o servizi in risposta ai riposizionamenti e alle mutate esigenze produttive dell’impresa (a partire dalle tematiche di Industria 4.0). La creazione e la tutela dei posti di lavoro passa, infatti, obbligatoriamente attraverso la qualificazione e riqualificazione dei lavoratori in relazione ai fabbisogni individuati, anche al fine del conseguimento di una qualificazione di livello EQF 3 o 4, in coerenza con la Raccomandazione europea sui percorsi di miglioramento del livello delle competenze per gli adulti del 19 dicembre 2016. Si tratta di prevedere anche lo sviluppo di competenze finalizzate a incrementare l’occupabilità del lavoratore, al fine di promuovere processi di ricollocazione in altre realtà lavorative. Su tale obiettivo è necessario attivare un modello che sia caratterizzato da programmazione pluriennale di interventi integrati (ovvero multi azione) attraverso la costituzione e l’aggiornamento dinamico di cataloghi e l’assegnazione di voucher ai destinatari, sulla base di processi di presa in carico e poi di attivazione e realizzazione di un piano personalizzato di interventi. In particolare, come sopra richiamato, si propone la reiterazione di un programma straordinario pluriennale di azioni mirate che veda la contemporanea presenza nel programma oltre che delle azioni di politica attiva di presa in carico, profilazione, bilancio, accompagnamento, della possibilità di attivazione di un catalogo per la realizzazione di interventi formativi finalizzati alla certificazione delle competenze e all’acquisizione di qualifiche in favore di destinatari disoccupati, e per la realizzazione di percorsi formativi mirati al reinserimento occupazionale dei disoccupati e al rafforzamento dell’occupabilità dei lavoratori.

G) Il sostegno regionale allo strumento dell’apprendistato, garantendo con un finanziamento un nuovo modello di catalogo regionale di offerta formativa pubblica, volto a superare i limiti derivanti dalla programmazione ed erogazione delle attività di formazione per gli apprendisti che purtroppo con l’avviso 2019 si è rivelata carente, sia per i passaggi burocratici imposti alle imprese per l’accesso al programma, e dunque all’utilizzo del contratto di apprendistato per le assunzioni, sia rispetto al riparto di risorse nazionali che si è drasticamente ridotto da circa 2 milioni di euro a soli 90 mila per l’anno 2020. Promuovere dunque un modello semplificato, agevole e tempestivo di offerta formativa per le imprese che sia di sostegno all’attivazione di contratti di apprendistato nelle diverse tipologie previste dalla normativa:

1) L’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale. Insieme all’istruzione e alla formazione professionale, è uno dei canali previsti dal Testo Unico per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione e formazione, rivolto a giovani e adolescenti di età compresa tra i 15 e fino al compimento dei 25 anni e dunque legato al sistema duale e alla filiera formativa della IeFP.

2) L’apprendistato professionalizzante. Per il conseguimento di una qualifica professionale ai fini contrattuali; è rivolto a giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni e giovani di 17 anni se in possesso di una qualifica professionale.

3) L’apprendistato di alta formazione e di ricerca. Ha come finalità il conseguimento di un titolo di studio di livello secondario, di titoli di studi universitari e di alta formazione, compresi i dottorati di ricerca, nonché la specializzazione tecnica superiore. Di particolare rilevanza il raccordo con la Formazione Terziaria, realizzata dalle fondazioni ITS per conseguire il diploma di Istruzione Tecnica Superiore attivando un contratto di apprendistato di III livello. Infatti, la formazione che gli apprendisti acquisiscono attraverso la partecipazione ai corsi in ITS è ampliata, approfondita e contestualizzata in azienda, tramite l’esperienza diretta dei processi organizzativi, sociali e produttivi.

4) La predisposizione di strumenti “integrati” di inclusione sociale, rilanciando l’azione di sistema “Alleanze Strategiche per lo Sviluppo dell’Innovazione Sociale nei Territori della Sardegna” (come ASSIST Sardegna 2020-2022); così come già previsto dalla DGR 42/20 del 22 ottobre 2019. Si tratta infatti di uno strumento che, oltre la sua primaria finalità sociale, introduce elementi di politica attiva, volti a tentare di superare le cause alla radice del disagio. L’obiettivo è quello di assicurare la salute e il benessere e fornire un'educazione di qualità, equa ed inclusiva, ma al tempo stesso di incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti. Il programma infatti seleziona specifici finanziamenti per i soggetti che, per ambiti territoriali definiti, costituiranno le “alleanze strategiche”, e favoriscano, a supporto dell'operato dei soggetti istituzionali che si occupano a vario titolo di politiche sociali, l’inserimento lavorativo e, più in generale, l’innovazione sociale. Si tratta di imprese for profit, pubbliche e private di medie e grandi dimensioni; organismi della società civile organizzata, cooperative e imprese sociali, agenzie formative accreditate, soggetti privati che si occupano dell'erogazione di servizi per il lavoro accreditati, organizzazioni sindacali e datoriali.

5) La salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A partire dall’accordo sulla sicurezza firmato a Buggerru tra CGIL CISL UIL e la Regione Sardegna. Per una sua valorizzazione, è opportuno prevedere specifici programmi di azioni sulle tematiche della salute e sicurezza con programmi che coinvolgano i soggetti pubblici e privati, in particolare in raccordo con il Comitato Regionale di Coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di cui all’art. 7, c. 1, del D.Lgs. 81/2008, ai sensi dell’art. 1, c. 3, del DPCM 21.12.2007, in modo tale da attivare un modello di azione che permetta di mettere a valore il partenariato pubblico e privato, anche per la presentazione di progetti a valere su avvisi ISI dell’INAIL.

Conclusioni

La partecipazione delle rappresentanze sociali, economiche e degli enti locali a questo processo di grande trasformazione è indispensabile, non solo per ridurre le sofferenze della lunga crisi economica e produttiva, che continua ad avere pesantissime ripercussioni sul versante sociale, ma anche perché, senza le corrette relazioni industriali e sindacali, è illusorio pensare a nuovi modelli di sviluppo e a qualsivoglia transizione verso un nuovo volto del modo di produrre e nella gestione delle nuove tecnologie.

Dunque, è urgente e indispensabile che la Regione Sardegna, accanto alle altre quattro missioni da tempo individuate dal Piano di Ripresa e Resilienza, dia il giusto peso alla missione quattro, relativa alla istruzione, formazione, ricerca e cultura, alla missione inclusione sociale che deve anche trattare la questione dei differenziali territoriali e dei relativi squilibri, e soprattutto all’avvio degli interventi e misure previsti dal FSE 2021-2027 per la formazione professionale e l’occupazione. Infatti, ancora più di ieri, le libertà, le pari opportunità e la coesione sociale passano attraverso il rafforzamento della filiera della istruzione, della formazione e della ricerca. Si tratta di attivare tutti canali che portano a una reale e diffusa società della conoscenza, non solo per garantire una maggiore competitività economica, ma pure per contribuire a una maggiore dignità della persona.

Quello che si propone è un’alleanza per la conoscenza, le competenze e il lavoro, che accompagni e rafforzi la spinta al positivo cambiamento e alla ripresa economica e sociale della Sardegna.

In questa direzione è però indispensabile, lo ripetiamo, che la Regione attui una svolta coinvolgendo le rappresentanze sociali e gli enti locali nelle scelte più importanti della programmazione e attuazione di tutte le fonti di finanziamento regionali, nazionali ed europee, e dunque di tutta la programmazione unitaria. È urgente altresì che la Regione provveda a cantierare tutte le misure di politica attiva del lavoro, della formazione continua per i lavoratori del bacino degli ammortizzatori sociali, finanzi gli interventi su tutte e tre le tipologie dell’apprendistato. Altre priorità sono: il potenziamento dell’alta formazione, un Piano pluriennale contro la dispersione scolastica e per il diritto allo studio che integri e rafforzi anche la formazione duale.