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di Mario Medde
La scuola sarda è da tempo immemorabile alle prese con problemi di dispersione scolastica e di abbandono, di adeguatezza delle strutture e degli edifici, di carenza di organici e insegnanti di sostegno. Da evidenziare anche per l’Isola una percentuale alta di giovani che non studiano e non lavorano e una media di laureati inferiore di diversi punti a quella nazionale.
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di Mario Medde
Le istituzioni locali e regionali della Sardegna sono sempre state al centro dell’attenzione e delle proposte del sindacato sardo e della CISL sarda in particolare. La questione dell’autonomia della Sardegna, e della stessa Rinascita, ha accompagnato le lunghe vicende storiche, culturali, politiche e sociali dell’Isola. Vi era la consapevolezza, pure nella varietà delle posizioni e analisi, della grande importanza della identità e delle specificità dell’Isola per coltivare e perseguire gli obiettivi di sviluppo e di progresso individuale e collettivo della Sardegna. Certo, sulla datazione di questa consapevolezza da parte dei sardi sia gli storici che i grandi leaders della politica non hanno sempre concordato.
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Alla fine degli anni settanta e ottanta promuovevo, come dirigente della CISL di Oristano, iniziative a tutela delle aree interne e dei comuni minori del nostro territorio. Già da allora erano manifesti i segni forti della crisi economica e demografica, e parlavamo di tendenziale estinzione di molte comunità afflitte dall’emigrazione, dall’isolamento, dalla carenza di servizi fondamentali, dalla soppressione delle scuole primarie, dall’invecchiamento della popolazione e dalla bassa natalità. Problemi che in quegli anni le rappresentanze politiche e istituzionali avevano difficoltà a capire intente come erano a coltivare idee e progetti di razionalizzazione e di compatibilità economica e finanziaria. E infatti, oggi, di fronte agli effetti di quelle politiche e del diffuso fenomeno del calo demografico che incide irreversibilmente sull’efficacia delle misure in campo, si mette in mostra una sorta di “pianto del coccodrillo”, a fronte di un vero e proprio rischio antropologico per vaste aree dell’Isola. Ripropongo qui alcuni ragionamenti già più volte fatti, ma più che attuali e aggiornati alla luce di nuove evidenze e situazioni.
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1. Sul tema del post umanesimo e trans-umanesimo Mons. Ignazio Sanna – arcivescovo emerito di Oristano…. – ha scritto un importante saggio dal titolo L’identità aperta, il cristiano e la questione antropologica, Queriniana 2006. Nonostante siano trascorsi diciannove anni, l’opera di Mons. Sanna è di grande interesse e attualità, sia per la documentazione riportata che per le opinioni espresse.
Al centro della riflessione è la difesa dell’identità umana, biologica e antropologica, all’interno di un processo tra natura e cultura che ripropone la centralità della vita umana.
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di Mario Medde
Le Edizioni Lavoro nel 2017 hanno pubblicato una raccolta di saggi e testimonianze in onore di Pierre Carniti dal titolo emblematico Pensiero, azione, autonomia. In questa sede non c’è l’intenzione di recensire la pubblicazione e neppure di affrontare i temi trattati nella raccolta. Cosa che peraltro sarebbe meritoria per la rilevanza di quella memoria storica e della fase sindacale e politica vissuta durante la leadership di Pierre Carniti nella CISL e nel movimento sindacale italiano, e anche per una riflessione su quanto c’è di attuale in quella esperienza cislina.
