di Mario Medde

Le Edizioni Lavoro nel 2017 hanno pubblicato una raccolta di saggi e testimonianze in onore di Pierre Carniti dal titolo emblematico Pensiero, azione, autonomia. In questa sede non c’è l’intenzione di recensire la pubblicazione e neppure di affrontare i temi trattati nella raccolta. Cosa che peraltro sarebbe meritoria per la rilevanza di quella memoria storica e della fase sindacale e politica vissuta durante la leadership di Pierre Carniti nella CISL e nel movimento sindacale italiano, e anche per una riflessione su quanto c’è di attuale in quella esperienza cislina.

È invece sul titolo che è utile soffermarsi ai fini di una riflessione sulla professione sindacale.

Fondere insieme pensiero, azione e autonomia era pure l’auspicio contenuto nella premessa della pubblicazione delle Edizioni Lavoro.

Si tratta di una sequenza fondamentale per capire la nascita e la storia della CISL. Il peso cioè delle idee innovative nella nascita del Sindacato nuovo e la sua originalità in una fase storica del Paese e del mondo, appena usciti dalla seconda guerra mondiale e con radicali contrapposizioni politiche che pesavano non poco nella vita dei sindacati. L’autonomiastrong>, come capacità e scelta di adottare in proprio decisioni e obiettivi, non solo come superamento dei legami organici con le forze politiche, ma come riconoscimento e legittimazione del ruolo politico del sindacato quale espressione diretta della volontà dei lavoratori e della Organizzazione. Nel rispetto dei partiti, ma rifiutando le caratteristiche esclusive della loro competenza politica. L’azione sindacale, attraverso la contrattazione, la concertazione, e gli strumenti dello sciopero e delle manifestazioni pacifiche, è una necessità fondamentale in qualsiasi tipo di quadro politico. Come evidenziato in una pubblicazione edita dal Centro studi della CISL di Firenze «… Non c’è alcuna garanzia che mutamenti istituzionali assicurino passi in avanti effettivi per le classi lavoratrici, … perché essa [l’azione sindacale] non deve delegare a nessuno la difesa diretta degli interessi economico-professionali dei lavoratori». Il sindacato rimane sempre una realtà rivendicativa e «non può rinunciare a questa fisionomia senza perdere la propria identità».

Il confronto e il dialogo si realizza sulla base di una richiesta, di una rivendicazione e sfocia, se vi è un esito positivo, un accordo e in un contratto. Pesano senz’altro i rapporti di forza e l’autorevolezza dei soggetti che si confrontano. La capacità di mobilitazione e di lotta sono elementi primari insieme alla chiarezza e alla precisa definizione delle proposte e degli obiettivi.

Un paritario rapporto negoziale è fondamentale non solo sul versante della dialettica tra capitale e lavoro, ma anche tra le rappresentanze sociali e le istituzioni per la rilevanza che queste ultime hanno sui problemi dello sviluppo e del lavoro. Il rapporto paritario e l’accettazione del metodo, insieme ovviamente ai necessari e indispensabili risultati dell’azione sindacale, superano in questo caso il conflitto, poiché la dimensione partecipativa è fonte di progresso sociale e civile. È implicito che in caso contrario il conflitto diventi un aspetto ineliminabile nelle relazioni industriali e con le stesse istituzioni.

Su queste dinamiche si sofferma l’affermazione fatta da Giovanni Marongiu in un articolo della rivista della CISL «Il Progetto», nel numero di maggio-agosto 1993: « … Le pratiche partecipative e di concertazione, anche a livello istituzionale, non potrebbero essere e non sarebbero neanche pensabili se non affondassero le loro radici culturali in questa visione complessa del decidere collettivo, in questo continuo e dialettico scambio fra azione sociale e azione politica in un reciproco richiamarsi e integrarsi delle due dimensioni«. E continua : «… Il futuro del sindacato e della CISL in esso, si presenta, ancora una volta, come il prodotto di un atto creativo che sappia davvero coniugare cultura e storia, pensiero e azione, in una tensione intellettuale e morale che non ha precedenti, ma che pure trova nella esperienza del passato il senso e il segno del suo concreto dispiegarsi».

Queste brevi riflessioni potrebbero apparire esageratamente pedagogiche, quasi scontate, ma consentono qui di introdurre un ragionamento forse utile anche in questa fase della vita sindacale e del rapporto soprattutto con le Istituzioni relativamente ai problemi dello sviluppo e del lavoro.