di Mario Medde
Il lavoro è dunque al centro della questione sociale in Sardegna. Anzi, è la questione sociale, perché la conseguenza più immediata delle caratteristiche appena evidenziate è l'aumento del numero dei poveri che in Sardegna supera ormai le 300.000 unità (povertà relativa).
Tutti gli elementi appena sottolineati incidono negativamente e pesantemente sulla qualità del capitale sociale dell'Isola e sui processi dello sviluppo economico e sociale.
I ritardi e le difficoltà dell'economia e della società sarda non sono dunque dovuti, come sostengono taluni, al peso abnorme del costo del lavoro e della spesa sociale, ma alla scarsa produttività del sistema, che penalizza fortemente il capitale umano e sociale; insieme alla po-ca capacità di innovazione e all'inconsistenza dei servizi alle imprese. A ciò si aggiunga il deficit di infrastrutturazione materiale e immateriale che crea profonde e diffuse diseconomie, interne ed esterne al processo produttivo.
Per questi motivi la CISL è impegnata a rafforzare le politiche per il lavoro, sia sul versante di una maggiore efficienza ed efficacia dei servizi, degli strumenti e delle misure riguardanti il mercato del lavoro, sia su quello della crescita economica per garantire una maggiore ricchezza ed una sua più equa distribuzione.
Il lavoro, infatti, è al centro di tutti i processi decisionali che portano ad una migliore affermazione della soggettività del popolo sardo e al riconoscimento della sua identità/diversità. Attraverso il lavoro si rafforza il processo identitario non solo della persona, ma anche di un'intera comunità, perché consente di concretizzare e coniugare un progetto di vita con un'attiva partecipazione democratica alle scelte della società.