di Mario Medde
La progettualità politica e i problemi posti dalla nuova questione sarda necessitano oggi di una forte dimensione programmatica e di una capacità attuativa eccezionale. Soprattutto l'emergenza lavoro, la solidarietà tra persone, categorie e territori, in una fase tra le più difficili della storia autonomistica, l'esigenza di creare maggiore ricchezza per meglio distribuirla, una più consistente competitività del sistema Sardegna, impongono una forte e diffusa progettualità incentrata sulla Scuola e la Formazione, sulla Università e la Ricerca; a maggior ragione in un'economia e in un mercato fondati prima di tutto sullo sviluppo della conoscenza e sulla qualità e quantità che si riverbera nelle risorse umane.
Ma ancora di più perché le tutele, i diritti e pure i doveri si rafforzano nella coscienza individuale e collettiva se accompagnati da un'adeguata istruzione e formazione, e dalla socializzazione delle conoscenze e delle conseguenti opportunità.
Lo Ial vuole dare, in questa direzione, com’è nel DNA della CISL, un contributo di analisi, riflessione e proposta. È questo, dunque, il significato dell’iniziativa odierna sul tema “ Prospettive e opportunità della formazione in Sardegna”. A parte la dovuta partecipazione della CISL sarda, con la sua segretaria generale, che concluderà i lavori, abbiamo coinvolto diversi soggetti, l’università, esperti della formazione, il Coordinamento tecnico e scientifico dello IAL, la CISL Scuola, la Regione Sardegna attraverso l’Assessore del lavoro e della Formazione Professionale e il Vice Presidente della Commissione Programmazione e Bilancio. Ringraziamo tutti per aver accolto il nostro invito.
L’obiettivo comune, nel condividere il governo dei processi di programmazione e gestione del sistema, è in primo luogo quello di investire nella persona, nel valore aggiunto che essa può immettere in tutte le relazioni, come premessa per costruire la società della conoscenza e della solidarietà, e dunque l'ulteriore elevazione, la crescita culturale, sociale ed economica dei lavoratori e di tutti i cittadini.
La Formazione professionale è un tassello fondamentale della filiera della conoscenza, e si propone, pure essa, non solo sul versante del "come fare" ma anche sul senso delle scelte di vita e sul "chi essere".
In questa direzione non deve essere rimosso il fatto che il progetto educativo, in primo luogo quello della famiglia, rappresenta, nonostante i pesanti condizionamenti negativi esterni, la premessa perché il giovane si realizzi compiutamente nelle scelte di un personale itinerario nella filiera scuola, formazione professionale, Università.
Il pesante stato di crisi della Sardegna, soprattutto sul versante economico e del lavoro, sta defraudando i giovani e le famiglie della speranza di cambiamento e di mobilità sociale; aspetti di una quotidianità che limitano e condizionano negativamente il progetto di vita della persona.
Significativi sono purtroppo i dati delle criticità del mercato del lavoro e della crisi economica e sociale dell’Isola. Nel secondo trimestre 2012 il tasso di disoccupazione raggiunge il Sardegna il 18,6 %. Un aumento del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2012. Il tasso di attività si riduce del 2%, portandosi così al 59,5%. Il tasso di occupazione si attesta al 48,3%, con meno 4,3%, rispetto al secondo trimestre 2012. In questo periodo aumenta il numero di quanti hanno perso il posto di lavoro; in valori assoluti 54.000 persone. A questi numeri si aggiungono circa 30.000 lavoratori che fanno parte del bacino degli ammortizzatori sociali in deroga.
Una situazione drammatica sul piano sociale, e senza precedenti per la Sardegna, che a seguito della crisi si impoverisce sempre di più, determinando anche una frattura della coesione sociale, soprattutto tra aree interne, economicamente e demograficamente più deboli, e le aree costiere. Una preoccupante tendenza confermata da SVIMEZ nell’ultimo rapporto Sud che ha evidenziato una caduta degli investimenti, la desertificazione industriale e l’ulteriore rischio povertà. Nel 2012 il PIL dell’Isola è sceso del 3,5%, contro il 3,2 del Mezzogiorno.
Ecco perché è necessario investire nelle attività produttive e nel manifatturiero, ma anche nella filiera della conoscenza e nell'educazione "alla vita buona", per promuovere la crescita economica e lo sviluppo più complessivo della Sardegna.
Il 31 agosto 2013 la giunta regionale ha approvato il Documento Strategico Unitario per la Programmazione dei Fondi Comunitari 2014-2020(DSUPFC).
L'obiettivo tematico 10 recita "Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente".
Nel Documento si legge che "La strategia Europa 2020 intende promuovere, per il periodo di programmazione 2014–2020, il rafforzamento del sistema educativo e formativo, al fine di raggiungere un accrescimento delle conoscenze e competenze del fattore umano, tale da contribuire al conseguimento di una maggiore inclusione sociale nonché di obiettivi a carattere occupazionale o professionale."
La Sardegna non ha saputo sinora raggiungere gli obiettivi indicati dalle strategie europee relativamente alla lotta alla dispersione scolastica e al NEET (popolazione 15–29 anni né occupata né inserita in un percorso di formazione o istruzione, la Sardegna è al 27,6%); registra altresì il record negativo del tasso di ripetenza e una enorme difficoltà nel passaggio dalla filiera dell'istruzione e formazione al lavoro.
Problemi questi riconosciuti e richiamati nel DSUPFC approvato dalla Giunta regionale, considerato che la Strategia di Lisbona aveva posto, come uno dei cinque obiettivi europei da raggiungere entro il 2010 nell'ambito dell'istruzione e formazione, la riduzione al 10% della quota di giovani che lasciano la scuola senza un adeguato titolo di studio. L'Italia non ha raggiunto l'obiettivo (18,2%), ma la Sardegna sta ancora peggio (25,1% i giovani che abbandonano prematuramente gli studi). Altro indicatore importante è il tasso di partecipazione al sistema di formazione e istruzione: nella fascia di età 15–29 anni la Sardegna è all'80,1%, in quella di 20–29 anni al 18,9%. Ecco perché l'obiettivo di ridurre entro la fine del decennio a un valore inferiore al 10% il tasso di abbandono scolastico è stato riproposto, insieme ad altri, nell'ambito della strategia Europa 2020.
Il Consiglio europeo di giugno ha raccomandato anche di dare attuazione alle riforme del mercato del lavoro, permettere un migliore allineamento dei salari alla produttività, promuovere la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto di giovani e donne, rafforzare la formazione e l'istruzione professionale, rendere più efficienti i servizi pubblici per l'impiego e migliorare i servizi di orientamento, eliminare i disincentivi a svolgere lavori secondari che integrino il reddito familiare, migliorare i servizi di assistenza alla persona, assicurare l'efficacia dei trasferimenti sociali, nello specifico mirando meglio le prestazioni soprattutto per le famiglie a basso reddito con figli.
In questa direzione, a partire dalle tematiche del Fondo Sociale Europeo, è fondamentale che nell'Isola vengano privilegiate le azioni rivolte al conseguimento di tre primi grandi obiettivi:
- l'aumento della partecipazione al mercato del lavoro e la promozione dell'inclusione. Il target di riferimento dovrà essere prevalentemente quello dei giovani, delle donne, dei lavoratori colpiti dalla crisi economica e maturi, dei disoccupati di lunga durata;
- il miglioramento della rete istruzione–formazione–mercato del lavoro, il sostegno alla mobilità dei lavoratori, tra posti di lavoro e settori, il rafforzamento dei servizi di informazione e orientamento per favorire decisioni consapevoli e la promozione di un sistema di certificazione e riconoscimento delle competenze;
- il sostegno alle fasce deboli, in condizione di povertà.
Non appare comunque più accettabile realizzare interventi, o attivare strumenti che garantiscano con certezza unicamente la rendicontabilità della spesa, rimandando a un momento successivo la verifica dei risultati in termini di crescita dei territori, delle imprese e dell'occupazione.
Per garantire una maggiore efficienza ed efficacia in fase di programmazione e di attuazione, e infine nei risultati, è indispensabile non solo la condivisione, tra i diversi soggetti istituzionali e sociali coinvolti, dei risultati attesi e degli obiettivi specifici da conseguire, ma anche la scelta delle azioni specifiche da inserire nei programmi, un'adeguata ripartizione delle risorse sulle diverse priorità di investimento, un metodo praticabile di confronto in fase di ideazione, attuazione e controllo dei programmi.
Il DSUPFC ribadisce che "la Regione Sardegna nel perseguire l'obiettivo tematico 10, Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente, intende attivare azioni preventive e compensative che contrastino la dispersione scolastica e promuovere la cooperazione tra istruzione, formazione professionale e lavoro. La Regione mira a favorire la sinergia tra cultura e professione, adeguando l'offerta ai mutamenti delle professionalità, implementando il sistema dell'istruzione e formazione professionale con l'attribuzione di risorse specifiche, rafforzando l'istruzione tecnica e superiore con interventi mirati volti ad aumentarne la competitività, realizzando azioni qualificate per l'inserimento nel mondo del lavoro e per la realizzazione del diritto all'apprendimento dell'individuo lungo tutto l'arco della vita."
Non si tratta però di affermare solo principi e obiettivi, pure condivisibili, o di mettere in campo misure e strumenti non adeguatamente monitorati nella loro efficacia, ma di adeguare l'offerta formativa ai bisogni e alle caratteristiche del territorio e di considerare la necessaria integrazione tra istruzione e formazione professionale come sistemi di filiera.
Il titolo V della Costituzione ha previsto che la FP rientri nelle competenze esclusive delle Regioni; queste, fissati alcuni obiettivi comuni dello Stato (livelli essenziali delle prestazioni), definiscono il proprio sistema tenendo appunto conto delle caratteristiche e delle esigenze del proprio territorio.
La legge per così dire "fondamentale" della FP in Sardegna è la n. 47 del 1979. Sono trascorsi più di 34 anni, una eternità considerati i cambiamenti dell'economia, del lavoro, del sociale, delle imprese e delle stesse istituzioni.
Nel frattempo, sulla materia, lo Stato ha più volte legiferato e l'Unione Europea ha fornito indirizzi e orientamenti. In Sardegna, la Regione è intervenuta nella scorsa legislatura in forme emergenziali (lista speciale e altro, si veda la l.r. 5.3.2008, n. 3 ) per tamponare le conseguenze di un sostanziale "blocco" della FP che destrutturava piuttosto che riformare.
È urgente dunque l'approvazione di una legge di riforma del sistema di istruzione e formazione professionale, che peraltro da tempo giace presso la competente Commissione consiliare, e che dovrebbe, in particolare, affrontare i seguenti nodi :
– il ruolo e le competenze della Regione nell'offerta formativa;
– le competenze del nuovo Ente intermedio, in fatto di programmazione e gestione, alla luce del riassetto istituzionale conseguente al referendum che ha soppresso le Province;
– le caratteristiche e gli ambiti del sistema integrato e unitario di istruzione e formazione professionale;
– il ruolo delle parti sociali nella programmazione e nella valutazione e dei risultati dell'offerta formativa;
– gli strumenti di tutela e qualificazione del personale;
– la razionalizzazione delle agenzie formative accreditate, in particolare mediante l'adozione di un sistema di rating sui parametri di efficienza ed efficacia;
– la previsione di premialità nei bandi sulla base delle caratteristiche di efficienza ed efficacia dei soggetti accreditati (strutture stabili nel territorio, RRUU stabili e qualificate, relazioni costanti con soggetti pubblici e privati nell'ambito della programmazione territoriale, etc.);
– sostegno all'acquisizione della qualifica attraverso ponderati incentivi in fase di assunzione.
Altro aspetto prioritario, soprattutto in tempi di crisi economica, sociale e finanziaria, riguarda le risorse utili e necessarie a rafforzare e rilanciare la formazione professionale come uno degli assi portanti delle politiche attive del lavoro e dello sviluppo dell'Isola.
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha recentemente affermato (Forum del libro Passaparola, Bari 2013) che “ la spesa pubblica italiana, nelle politiche attive per la formazione e i servizi per l’impiego, era nel 2007, prima della crisi, pari a due decimi di punto percentuale del PIL; la metà o meno di quella sostenuta nella U.E., o in Germania e Francia. Durante la crisi la quota del PIL destinata a tali politiche in Italia si è ulteriormente ridotta, mentre è cresciuta in quasi tutti i Paesi dell’Unione.”
In Sardegna, sinora la copertura finanziaria è stata per la quasi totalità garantita attraverso il PO FSE del Quadro Comunitario di Sostegno. Il pericolo da scongiurare, per i prossimi anni, è un taglio di risorse per la formazione professionale a seguito anche, ma non solo, di una riduzione di dotazione finanziaria del PO FSE 2014-2020. Si passa infatti dai 748 milioni di euro del PO FSE 2007-2013 ai previsti 400 milioni di euro del 2014-2020.
È indispensabile dunque garantire almeno lo stesso volume di risorse finanziarie per i prossimi sette anni e indicare con la necessaria certezza una destinazione verso:
– la continuità del Programma anticrisi e delle Politiche attive per la riqualificazione dei lavoratori in carico agli ammortizzatori sociali;
– gli interventi integrati di prima qualificazione per disoccupati e inoccupati, come parte integrante di un Piano straordinario per il lavoro imperniato sui settori utili allo sviluppo della Sardegna. Uno strumento che, alla luce delle esperienze passate, si deve caratterizzare con modalità operative snelle e veloci, con progetti immediatamente cantierabili e che producano risultati significativi e monitorabili;
– la formazione abilitante in particolare nei settori dell'agroalimentare, del turistico-alberghiero e della ricettività, del sociale, dei beni culturali, dei servizi ad alto valore aggiunto (ICT, nuove tecnologie, etc.);
– la formazione in favore del sistema dell'apprendistato: apprendistato con assolvimento dell'obbligo formativo, apprendistato professionalizzante, alta formazione in apprendistato;
– la formazione sui temi della salute, sicurezza e prevenzione sul lavoro, favorendo sinergie tra le risorse regionali e il sistema paritetico bilaterale, promuovendo il sistema gestionale dei fondi come buona prassi per lo snellimento burocratico e l'innalzamento della qualità delle competenze dei sistemi aziendali sul versante dei sistemi integrati di gestione sicurezza-ambiente-qualità.
Non meno importante è l'attenzione di tutti i soggetti del sistema FP agli aspetti gestionali e amministrativi nel governo e utilizzo delle risorse impiegate. Come ad esempio la riorganizzazione dei sistemi di gestione e controllo da parte dell'Amministrazione sul piano operativo, un maggiore utilizzo della procedura a "voucher" per l'assegnazione di contributi alla formazione, all'inserimento lavorativo e alla creazione d'impresa per la qualificazione e l'occupabilità di target di disoccupati/inoccupati, una più chiara indicazione sull'utilizzo della procedura di rendicontazione a "costi standard", il governo delle procedure attraverso piattaforma computerizzata.
Dunque, anche alla luce di questa breve trattazione, si può constatare da un lato l'urgenza imprescindibile di dare priorità e rilevanza normativa e operativa al sistema dell'istruzione e formazione professionale, anche in funzione del rilancio dello sviluppo e del lavoro attraverso le migliori competenze, dall'altro la necessità di intervenire in fase programmatoria e gestionale per rendere più efficiente ed efficace l'intero sistema, valorizzando soprattutto quanti hanno acquisito esperienza e professionalità sia a livello personale che associativo e le agenzie formative ed educative che hanno come valore aggiunto un retroterra di relazioni e indispensabili supporti con il mondo del lavoro e con il sociale.