di Mario Medde
Gli Atti del seminario di studi su L’intervento straordinario in Sardegna e l’attuazione dell’articolo13 dello Statuto speciale, tenutosi a Cagliari il 27-28 ottobre 1983, a cura della IV Commissione del Consiglio regionale della Sardegna, contengono, tra gli altri, l’intervento di Giannetto Lay in qualità di componente del Comitato regionale di programmazione, di cui allora facevano parte le organizzazioni sindacali. Giannetto Lay in quella data non era più segretario generale della CISL sarda; nel 1981 gli era infatti subentrato Ugo Pirarba.
Recentemente ho riletto alcuni interventi al seminario, aperto da una relazione di Gian Mario Selis, allora Direttore del Centro regionale programmazione, e mi sono soffermato su quello di Giannetto Lay. È un intervento che ha ancora una sua attualità, soprattutto sul tema della partecipazione alla programmazione e attuazione dello sviluppo e sulle difficoltà della Regione di darle esecutività e attuazione, anche in presenza della Legge regionale 33 del 1° agosto 1975 che la disciplinava.
Nel mese di febbraio di quest’anno, prima della rilettura dell’intervento di Giannetto Lay, a partire dai documenti più importanti della Regione su quella materia ho pubblicato una mia riflessione riguardante la partecipazione alla programmazione dello sviluppo nell’Isola, i cui contenuti ho poi confrontato con quelli dell’intervento di Lay. A distanza di tanti anni rimangono in piedi molti di quei nodi irrisolti dalla Regione circa la dimensione partecipativa nella fase programmatoria e attuativa delle scelte dello sviluppo e del lavoro.
Lay sosteneva, dall’alto di una esperienza sindacale pluridecennale, che sui problemi dello sviluppo e del lavoro, nello specifico sull’attuazione del Piano di Rinascita e sull’articolo 13 dello Statuto fosse prioritario dare credibilità all’azione della Regione. Uno dei problemi riguardava la funzionalità della macchina dell’Ente, soprattutto quanto a capacità di dare attuazione al disegno della programmazione, fondamentale per spendere le risorse e mettere in campo gli obiettivi della Rinascita. L’esempio che Lay faceva era quello della Legge n. 33/75, per verificare appunto quanto di quella legge era stato attuato, a cominciare, diceva, dall’Ufficio del Piano che a distanza di tanti anni non era stato ancora realizzato. Anche sul versante degli Enti regionali strumentali la loro riforma e ristrutturazione, necessaria e fondamentale per la Sardegna, non poteva limitarsi alla nomina dei Consigli di Amministrazione. Ne richiamava alcuni: l’Ente di sviluppo e di assistenza tecnica, quello delle acque, l’I.S.O.L.A. (un Ente regionale che aveva lo scopo di promuovere e sostenere l’artigianato). Già allora, inoltre, Lay poneva il problema del sistema informatico regionale per collegare in tempo reale tutto il sistema pubblico sardo, dicendo che “non si dovevano muovere le persone, ma le informazioni”. Altra questione fondamentale posta da Lay era quella del decentramento di funzioni, compiti e risorse attraverso l’istituzione dell’Ente intermedio; sottolineando che la CISL lo aveva fatto dando vita a nove strutture, non a venticinque, per concentrare così l’intervento in dimensioni in grado di affrontare la programmazione e l’attuazione degli obiettivi nel territorio.
Lay, inoltre, evidenziava il problema importante della partecipazione, cioè l’attuazione della Legge regionale 33/75. Ma le rappresentanze economiche e sociali non vengono messe, diceva Lay, in condizione di partecipare, se non attraverso la presenza nel Comitato regionale della programmazione, che è ridotto però al lumicino e non è più in grado di funzionare. L’altro problema che evidenziava riguardava la partecipazione al momento legislativo regionale, dove manco le Commissioni consiliari sentivano l’opportunità di ascoltare puntualmente il sindacato, neppure sul Piano generale di sviluppo.
Si tratta di contenuti che ovviamente bisogna collocare in una fase storica che è quella degli anni settanta e dei primi anni ottanta del secolo scorso. Ma si è di fronte a una testimonianza di grande rilevanza sia per l’autorevolezza del dirigente della CISL, sia per il ruolo che ebbe a svolgere nel sindacato sardo dai primi anni cinquanta e sino al 1981 come coordinatore regionale della CISL prima e segretario generale poi.
Le riflessioni e le proposte dell’intervento, sebbene esposte in modo sintetico, considerato il a disposizione, evidenziavano alcuni temi ancora sempre attuali e irrisolti sul versante della partecipazione alla programmazione e all’attuazione degli obiettivi di sviluppo della Sardegna. In breve: il sindacato è stato protagonista e partecipe delle lotte per l’Autonomia e la Rinascita dell’Isola, alcune leggi della Regione ne hanno riconosciuto il ruolo e la rilevanza, era infatti il caso della Legge regionale 33 del 1975; questa dimensione partecipativa e aggiuntiva agli strumenti della contrattazione e delle lotte ha certamente arricchito la teoria e la normativa, ma è stata del tutto riduttiva sul piano pratico, sia all’interno del Comitato regionale per la programmazione, portato alla consunzione per le scelte della Giunta e della politica, che nella istituzionalizzazione del rapporto con il Consiglio. Anche sul versante del decentramento, gli errori sul ruolo dei soggetti istituzionali locali e sulla loro partecipazione alla programmazione dello sviluppo, insieme alle forze sociali, ha pesato non poco nella perdita di credibilità della Regione che, anche al suo interno, non ha saputo adeguarsi e rinnovarsi sia negli Enti che nella sua fisionomia di Ente accentratore.
È utile dunque valorizzare anche questa testimonianza di Giannetto Lay per rilanciare le riflessioni e le proposte sullo sviluppo, nello specifico sulle cause dei ritardi nell’attuazione del Piano di rinascita e dell’articolo 13 dello Statuto speciale, ma più in generale su tutte le questioni che attengono alle scelte per rilanciare l’Isola e la spendita delle risorse finanziarie. A tal fine si tratta oggi di ridare ruolo e funzione alla dimensione partecipativa sia sul versante del confronto con la Giunta regionale e il Consiglio, che attraverso specifici strumenti da normare con il concorso delle parti sociali ed economiche dell’Isola.