di Mario Medde
La Commissione speciale del Consiglio regionale per le riforme istituzionali, recentemente varata, ha audito gli ex Presidenti della Regione sulla legge statutaria e sulle norme di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna. Si è trattato di acquisire, alla luce della esperienza istituzionale degli ex presidenti, un parere sulla importanza delle riforme istituzionali, e nello specifico sui contenuti di una legge statutaria e in generale delle norme di attuazione dello Statuto. Non è una novità.
La storia autonomistica degli ultimi trentacinque anni riporta i fallimenti della politica sarda e la disunione delle leadership sia sul versante della Specialità, dunque del rapporto con lo Stato per la revisione e il potenziamento dello Statuto, sia su quello della organizzazione e degli assetti istituzionali dell’Autonomia nell’Isola, attraverso la legge statutaria, ma non solo.
Si ricomincia ora con una Commissione speciale e con le audizioni degli ex Presidenti. Non è visibile però l’aggiornamento di un dibattito in materia, che pure ha visto nel passato una notevole partecipazione sia alla elaborazione che alle iniziative politiche e sociali. Eppure si tratta della storia della Sardegna, del modello di democrazia che si intende rivisitare e rafforzare, del rapporto con lo Stato, di come i sardi dovrebbero sentirsi partecipi di un modello di libertà e democrazia che non può essere delegato, neppure alle istituzioni, soprattutto in una fase che pure nelle consultazioni elettorali registra ed evidenzia l’abnorme distacco tra i cittadini la politica e le stesse istituzioni.
Dunque è urgente ricominciare a discutere e ad approfondire, ma coinvolgendo prima di tutto le grandi organizzazioni di rappresentanza sociale e del volontariato, andando ben oltre le Commissioni speciali e prevedendo una sede di rappresentanza e di partecipazione che non può essere solo quella del Consiglio regionale, ma di una vera e propria Assemblea costituente.
Un percorso già tentato nel passato e purtroppo respinto sia da una parte della politica sarda sia dai governi nazionali. Così come fallì perché bocciato dai sardi il tentativo di una legge statutaria finalizzata a rafforzare la giunta regionale e una Regione accentratrice sul modello dello Stato.
L’avvio dei lavori della Commissione speciale è in tutti casi una occasione, anche per il Sindacato, per rilanciare le proposte su una nuova Regione e su un modello partecipato di democrazia istituzionale e sociale, all’insegna del principio di sussidiarietà. Sul tema, in attesa di valutare le proposte specifiche ed eventuali disegni di legge, segnalo due riflessioni pubblicate in questo stesso sito.
