L’agroalimentare è un settore fondamentale dell’economia regionale. È urgente e necessario riproporlo al centro dell’iniziativa politica, istituzionale e sociale, in una fase peraltro caratterizzata dall’avvio della nuova programmazione comunitaria e dalla predisposizione dei fondamentali documenti della programmazione regionale: il Programma regionale di sviluppo, il Documento di Economia e Finanza Regionale e la Legge di stabilità con la manovra Finanziaria e di Bilancio per il 2025, il Complemento di sviluppo rurale 2023-2027.
Si tratta però di andare, anche in questo caso, oltre la sola denuncia dei problemi, o della valorizzazione modello promozionale dei prodotti e del richiamo alle ricchezze ambientali, aspetti certo importanti ma che non contribuiscono a far capire le cause delle difficoltà del sistema produttivo regionale e nello specifico di quello agroalimentare. Sta qui il significato positivo delle iniziative sindacali, poiché rispondenti alla propria ragione sociale, e perché mettono in campo autonomia, proposta e azione, intervenendo sugli aspetti critici del settore, avviando un confronto con la Regione Sardegna, in primo luogo sui Documenti della programmazione di settore, riguardanti tutti gli ambiti dell’agroalimentare e dello sviluppo rurale, e avviando nel contempo una verifica sullo stato di attuazione degli stessi e sulle modifiche necessarie.
In questa direzione è indispensabile ribadire alcune delle ragioni, pure presenti e motivate nei documenti richiamati a conclusione della presente nota, che spiegano la rilevanza del settore per l’economia locale e regionale, per i cittadini e per i lavoratori impegnati nell’agroalimentare, in particolare:
- l’importanza strategica del settore per la sua dimensione, il numero degli addetti, l’apporto al PIL regionale, le potenzialità inespresse;
- l’importanza strategica del settore per la sua dimensione, il numero degli addetti, l’apporto al PIL regionale, le potenzialità inespresse;
- i fattori di competitività potenziali e da sviluppare;
- il contributo al miglioramento del sistema economico regionale, anche in sinergia con il turismo;
- la rilevanza del patrimonio culturale di cui è portatore e conservatore;
- il ruolo nelle aree interne e rurali per frenare lo spopolamento;
- il contributo al lavoro femminile;
- l’esigenza di promuovere maggiormente il ruolo del settore e il suo valore sociale ed economico.
Proprio per tutte queste ragioni è utile riportare alcuni dati che ci aiutano a descrivere le caratteristiche fondamentali del settore e a individuarne anche le criticità per meglio affrontarle e risolverle.
1. Caratteristiche fondamentali del settore
Le imprese del settore sono il 32% del totale regionale. La filiera è costituita da tre comparti: il primario con il 73% del settore e con il 47% degli occupati; quello alimentare e delle bevande, meno numeroso come imprese, ma forte come numero di addetti (5,6 dipendenti per ogni unità del comparto agricolo); le attività commerciali, con il 20% della filiera, composte per due terzi dalla vendita al dettaglio.
L’agroalimentare conta in Sardegna 45.891 imprese attive e 74.861 addetti. Il peso rispetto al complesso del tessuto imprenditoriale è del 32%, rispetto al 21% della media nazionale. In espansione il comparto agricolo, per via delle industrie di trasformazione, con un calo invece di quelle della commercializzazione.
Quasi la metà delle imprese della filiera agroalimentare sono localizzate nelle province di Oristano, Nuoro e del Sud Sardegna, soprattutto per la consistenza delle attività operanti in agricoltura. A Nuoro operano 9.940 imprese, 6.162 a Oristano, 12.010 nel Sud Sardegna, 6.391 nella CM di Cagliari.
La configurazione giuridica delle imprese parla di una economia costituita da iniziative imprenditoriali di piccole dimensioni e poco organizzate, soprattutto per via delle attività agricole, il 75% del totale, per l’86% imprese individuali e per il 13% da forme societarie. Le società di capitali sono il 5%.
Le industrie alimentari e delle bevande rappresentano in Sardegna il 22% sul totale del manifatturiero, rispetto al 13% del dato nazionale. Le attività sono però piccolissime realtà per numero di addetti, con una media di 6. Il totale degli addetti è di circa 12.000. Le imprese attive circa 2.135. La partecipazione delle donne nelle industrie alimentari e delle bevande è del 29%, al secondo posto nella classifica delle regioni italiane. Una buona parte delle industrie di trasformazione di prodotti alimentari e di bevande sono artigiane, circa il 70%. Il 75% appartiene alla creazione di prodotti da forno e farinacei, panetteria fresca e pasticceria. Due terzi del valore economico del comparto sono da imputare alle attività agricole.
Nel comparto primario, escludendo la silvicoltura, le produzioni agricole generano appena l’1% dell’export alimentare e soffrono di un pesante deficit commerciale (- 143 milioni di euro), generato dal saldo tra i 2 milioni di euro di esportazioni e gli oltre 145 milioni di euro prodotti acquistati all’estero. Stessa sorte per il settore della pesca e acquacoltura, con un flusso di uscita di 3 milioni di euro e in entrata di circa 12 milioni di euro. Pesante deficit anche per i prodotti ittici lavorati, con vendite pari a 3,6 milioni di euro e acquisti dall’estero per circa 67 milioni di euro.
2. Aspetti critici del settore agroalimentare
Anche da questa breve descrizione si evincono alcune criticità, sia su dimensione regionale che nel territorio di Oristano, sulle quali dunque bisogna intervenire:
- polverizzazione del sistema, pur con alcuni punti forti di insediamento;
- produzioni su piccola scala degli stessi prodotti favorendo una concorrenza nel mercato interno;
- non adeguate conoscenze tecnologiche generali;
- inadeguata propensione agli investimenti;
- scarsa disponibilità di personale specializzato e quasi nulla attività formativa per i dipendenti;
- dimensioni ridotte e debolezza commerciale;
- capacità produttiva insufficiente a competere nei mercati esterni.
3. Documenti importanti per una programmazione efficace
A partire da queste criticità, le analisi e le proposte su questi fondamentali settori dell’economia e della società isolana non possono né debbono restare riflessioni generali e generiche, oppure prescindere dagli atti e problematiche riguardanti gli interventi europei, nazionali e regionali. Le analisi di comparto e di settore debbono infatti verificare le criticità e le potenzialità, rapportarsi allo stato di intervento e attuazione delle politiche e misure dei decisori politici e istituzionali, per consentire di mettere in campo le proposte utili a migliorare e rafforzare la produzione, la commercializzazione e la fruizione dei beni; attenti alla qualità del prodotto, alla sua competitività, alla professionalità dei lavoratori e alla loro dignità nella organizzazione del lavoro, alle necessità dell’impresa come soggetto che crea ricchezza collettiva.
In questa direzione è prioritario valutare, nonostante le ingenti risorse messe in campo, l’efficacia degli interventi programmati attraverso alcuni dei Documenti più importanti e decisivi per lo sviluppo del comparto, per contribuire anche così, attraverso specifiche misure, a migliorare la qualità, la quantità del prodotto e la sua competitività nei mercati.
In particolare si evidenziano, solo per titoli, i Documenti sui quali è indispensabile che il sindacato si confronti con la Regione:
– il programma regionale di sviluppo, nei capitoli dove si affrontano i seguenti contenuti:
3.3 Identità territoriale, ambientale e turistica
3.3.1 Sviluppo sostenibile
3.3.2 Piano Paesaggistico e Legge urbanistica
3.3.3 Strategia territoriale e sviluppo locale
3.3.4 L’energia pulita
3.3.5 Il turismo
3.6 Identità rurale, 3.6.1 sui principali ambiti di intervento, e l’allegato tecnico per i progetti afferenti alla strategia Identità rurale.
– il programma di sviluppo rurale 2014-2022
– il complemento di sviluppo rurale 2023-2027. Da valutare i programmati 30 interventi su:
– sostenibilità ambientale e attività agricole e zootecniche
– valorizzazione qualitative produzioni agroalimentari
– competitività sistema agricolo isolano
– sostegno alle strategie di sviluppo locale
– informazione e ricerca in campo agricolo
– deliberazione della regione n. 3/51 del 27.1.2023
– defr-documento di economia e finanza regionale 2024-2026
– Pagina 39: Identità territoriale. Ambiente e territorio
– Pagina 60: Identità rurale
– Capitolo sulle prospettive 2024-2026 riguardanti il territorio e l’ambiente
Come si evince dall’esame dei Documenti programmatori e attuativi, l’attenzione è ormai rivolta ai problemi della ruralità, della conservazione e valorizzazione dell’ambiente, alle produzioni sostenibili, al ruolo dei distretti e alle specifiche vocazioni, all’importanza delle interconnessioni con altri comparti e settori produttivi e dei servizi, in primo luogo il turismo, alla valorizzazione dell’enogastronomia e del cibo come elemento e patrimonio culturale, sociale e produttivo dell’Isola. Questi sono tutti aspetti di un complesso di idee ormai conosciute, socializzate e, almeno per tentativi, praticate.
Negli ultimi vent’anni si è infatti registrato un miglioramento nella consapevolezza e nella pratica degli obiettivi utili a rafforzare sia il settore primario sia il comparto agroalimentare dell’Isola.
4. Interventi indispensabili
- Sostenere e incentivare con adeguati strumenti normativi e finanziari il superamento della eccessiva frantumazione del sistema produttivo, anche attraverso l’associazionismo tra imprese e adeguate politiche di filiera.
- Migliorare la qualità garantendo la certificazione e la tracciabilità.
- Rafforzare il rapporto con le Università e la Ricerca scientifica, tecnologica e la sperimentazione.
- Rafforzare e sostenere adeguate politiche commerciali.
- Consolidare le imprese e attuare le migliori politiche del credito.
- Recuperare il deficit infrastrutturale materiale e immateriale. In particolare ci si riferisce ai costi e alle caratteristiche negative dell’insularità e della mobilità delle persone e delle merci, al costo e alla disponibilità delle risorse idriche, al costo e alla disponibilità dell’energia, alla qualità e adeguatezza delle risorse umane quanto a formazione, qualificazione e specializzazione.
- Migliorare la infrastrutturazione rurale.
- Sostenere le eccellenze presenti nel territorio.
5. Il problema del turismo
Quanto al turismo, soprattutto per quel che concerne la sua dimensione territoriale e la rilevanza, almeno potenziale, con l’agroalimentare, è utile rifarsi ai dati dell’Osservatorio regionale sul turismo e alle analisi, osservazioni e strategie del Piano strategico regionale del turismo, oltre ovviamente ai Documenti della Regione Sardegna già citati per l’Agroalimentare e ai Focus di approfondimento sugli scenari di mercato dei principali settori economici in Sardegna, a cura dell’Assessorato all’Industria e di Sardegna Impresa.
Nel caso del turismo, oltre alla lettura dei numeri, è però illuminante la cartina della Sardegna che riporta il numero delle presenze turistiche nei diversi ambiti comunali e territoriali (Riportata nel Piano regionale strategico del turismo); meglio e più delle narrazioni sul comparto la cartina mostra sia il quasi monopolio del turismo balneare sia la sua concentrazione sulle coste, in quelle del nord-est dell’Isola in particolare. Al centro c’è quel vuoto che accredita l’immagine dell’effetto ciambella e che rafforza l’idea e l’obiettivo di promuovere le necessarie iniziative per sostenere la destagionalizzazione e le varie forme di turismo, a iniziare dal turismo rurale e naturalistico, e continuando con tutte le 14 varietà indicate dal Piano regionale strategico del turismo 2023-2025. Le “ricette” che da anni si propongono per promuovere la destagionalizzazione del comparto in Sardegna sono ormai diffusissime e riportate sia nella programmazione regionale che in ambito politico e sociale. Su Internet è possibile leggere lunghe dissertazioni in materia che non consentono però di effettuare ragionamenti e proposte da calare nella specificità dei territori.
Il sindacato è testimone delle pesanti ricadute di questa criticità sulla concentrazione delle presenze, sugli effetti negativi sui servizi e sul territorio, sull’aumento dei prezzi, sulla stessa occupazione. Le risposte riguardano una diversa programmazione sia dal lato dell’offerta che della domanda turistica e la messa in opera di politiche in grado di affrontare la inadeguatezza dei trasporti interni ed esterni, di promuovere tutte le tipologie del turismo, peraltro sufficientemente elencate e trattate nel Piano strategico regionale del turismo e in tutti i documenti della programmazione regionale di comparto e settore.
Per quanto riguarda i lavoratori, il sindacato è da anni impegnato a sostenere la necessità che Stato e Regione adottino politiche e misure utili a rafforzare formazione degli addetti, qualificazione e specializzazione e a realizzare interventi più adeguati a sostegno del reddito, anche per colmare le lacune della stagionalità. La contrattazione è però spesso limitata dalle stesse caratteristiche del comparto e, prescindendo da alcuni grandi gruppi, dalla polverizzazione e dalla configurazione giuridica di intraprese.
Nell’Oristanese poi la dimensione dell’offerta turistica è del tutto limitata e insufficiente, nonostante le grandi potenzialità ambientali marine, archeologiche e culturali. Infatti il problema che qui si pone non è solo e semplicemente quello della destagionalizzazione, ma di un vero sviluppo dell’offerta turistica, nel rispetto però dei beni ambientali, del territorio e delle persone che lo abitano. Perché non si tratta di affrontare il tema del turismo solo dal punto di vista, pure fondamentale, dell’apporto al PIL, ma anche da quello delle compatibilità con il territorio e con le comunità.
In molte realtà, soprattutto in alcune città e per alcune forme di turismo, si sta avviando l’esperienza del contingentamento degli accessi. Ovviamente si tratta di realtà dove le presenze sono massicce e pongono enormi problemi di compatibilità con l’ambiente circostante. Non è il caso di questo territorio, ma è ugualmente utile osservare la evoluzione del fenomeno per ricavarne le giuste indicazioni, anche valutando alcune esperienze presenti nei litorali sardi.
Anche nel caso del turismo si tratta di avviare un confronto con la Regione e gli operatori del settore sui diversi Documenti programmatori e attuativi perché dai diversi contributi nasca una migliore capacità di intervento in grado di promuovere uno sviluppo equilibrato in tutta l’Isola, rispettando, conservando e valorizzando ovviamente i beni ambientali, archeologici, culturali e paesaggistici delle diverse aree interessate, a iniziare da quelle rurali, dove predomina il settore agricolo e l’allevamento.
6. Le imprese turistiche in Sardegna
Citiamo alcuni dati per avere, insieme all’immagine della cartina di cui abbiamo parlato, un quadro conoscitivo sulle imprese turistiche in Sardegna e nel territorio. Il settore conta circa 14.000 imprese attive con 65.000 addetti, circa il 10% del tessuto imprenditoriale nel suo complesso. La ristorazione copre la gran parte delle imprese e degli addetti, a seguire gli alloggi e in misura molto minore i servizi. La ripartizione provinciale vede Sassari e il nord Sardegna con più di 5.000 imprese, Cagliari con qualche centinaio in più, Nuoro con circa 2.700 imprese, Oristano con circa un migliaio e con un peso sul complessivo del 7,2%. Oristano, con quasi 4.000 unità, ha un peso sul totale regionale del 6%.
Circa la configurazione giuridica, la situazione è discretamente diversa da quella del settore agro-alimentare. Infatti le società di capitale raggiungono il 27%, le società di persone il 23%, le imprese individuali il 47%, altre forme il 3%. Nell’Oristanese si registra una buona presenza degli alloggi occasionali, degli agriturismi e soprattutto dei Bed & Breakfast. Le presenze totali in Sardegna si aggirano intorno ai 14 milioni, con variazioni annuali dal 3% al 6%. Nell’Oristanese le presenze si aggirano intorno a 1 milione. La Gallura ospita il 36 % di tutti i turisti in Sardegna. Oristano si aggira sul 4,5%.
7. Considerazioni finali
Date le caratteristiche territoriali e demografiche dei territori, l’integrazione tra agroalimentare e turismo va affrontata valutando certamente le criticità dei due settori nella dimensione regionale, ma anche le difficoltà delle aree interne e dei comuni minori della provincia, caratterizzati dalla polverizzazione aziendale del settore agricolo e alimentare, dalla inadeguata infrastrutturazione materiale e immateriale, da servizi socio-sanitari insufficienti.
Parlare dunque di turismo naturalistico, di ecoturismo, di turismo rurale, conservando e valorizzando gli elementi identitari e ambientali del territorio, le genuine produzioni agro-alimentari, significa prima di tutto garantire per queste comunità, oltre all’area del Comune capoluogo, l’abitabilità e vivibilità dei centri, la gran parte dei quali soffre di una costante perdita di abitanti e di servizi primari.
Si ha ormai la certezza che anche nel caso del turismo e della sua destagionalizzazione il problema vero risieda nelle difficoltà più complessive che la Sardegna affronta in altri settori della vita economica e sociale: cioè i problemi storicamente irrisolti dei costi della insularità, sia sul mercato interno che esterno, della inadeguatezza infrastrutturale e dei servizi, di una Regione che soffre certamente della scarsa attenzione su questi problemi da parte del Governo nazionale, ma anche della sua poca efficienza ed efficacia in termini attuativi. Si spiega così anche la differenza tra la chiarezza analitica e propositiva dei documenti e i ritardi notevoli in fase attuativa e di spesa.
Qui sta anche la necessità delle iniziative sindacali, per avviare un confronto con le istituzioni regionali e locali, con le rappresentanze politiche e sociali, con gli operatori dei diversi settori, per contribuire – con proposte da inserire nella programmazione regionale e negli strumenti attuativi – a rafforzare i due sistemi dell’agroalimentare e del turismo, favorendo una loro adeguata integrazione, e nel contempo ad affrontare anche i ritardi più complessivi dello sviluppo regionale.
Senza confronto non ci può essere infatti partecipazione, elemento indispensabile per promuovere un vero e condiviso sviluppo, migliorando nel contempo la funzione di governo dell’Ente Regione e delle istituzioni locali.
Fonti dei documenti consultati e dei dati statistici
* Programma regionale di sviluppo della Sardegna.
* Documento di economia e finanza regionale 2024-2026.
* Programma di sviluppo rurale 2014-2022 e Complemento di sviluppo rurale 2023-2027.
* Piano strategico regionale turismo 2023-2025.
* Osservatorio regionale sul turismo.
* Focus di approfondimento scenari di mercato principali settori economici in Sardegna. Comparto turismo e agroalimentare.