Ancora sulle politiche attive del lavoro e sulla formazione

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di Mario Medde

La Regione deve recuperare i ritardi sulla capacità e tempestività attuative e di spesa.

L’Asse 3 del Fondo Sociale Europeo 2014-2020 del PO Sardegna interviene sulle azioni riguardanti l’Istruzione e la Formazione con una dotazione finanziaria di 155.680.000,00 su un totale dei 5 Assi del PO FSE di 432.521.600,00.

Al 31.12.2016 le risorse assegnate sull’Asse 3 erano € 111.245.044,39, le risorse impegnate € 40.246.316,84, le risorse spese € 583.650,79. Considerata l’importanza della Formazione nei programmi di politica attiva del lavoro risulta del tutto evidente l’enorme e preoccupante ritardo della Regione nella lotta alla disoccupazione e nei progetti di offerta formativa per migliorare e rafforzare le competenze dei giovani e per attuare le azioni di formazione continua.

L’Asse 1 che interviene sulle azioni per l’occupazione non registra migliori risultati; infatti, a fronte di una dotazione finanziaria, per il settennio 2014-2020, pari a € 171.248.000,00, le risorse assegnate sono state € 113.417.516,61, le risorse impegnate € 14.782.804,58 , le risorse spese € 5.302.181,02. La fonte di questi numeri è la stessa Giunta regionale che riporta i dati nella relazione alla legge di stabilità per il 2017.

I primi quattro mesi del 2017 hanno modificato poco o niente di questi dati. È stato infatti un periodo caratterizzato da inerzia, sia attuativa che di spesa. Si è ormai cronicizzato l’esercizio provvisorio di bilancio, mediamente per tre mesi, ed esteso questo anno anche ai mesi di aprile, e nelle conseguenze negative anche a maggio, ma senza decisioni di natura formale. Gli effetti sono disastrosi per i lavoratori e per le società, in aggiunta ai problemi creati dalle complessità gestionali del nuovo bilancio armonizzato. Il programma della Giunta regionale per contrastare la disoccupazione e promuovere il lavoro, denominato “ Priorità Lavoro”, è dunque per la gran parte inattuato, proprio per le lungaggini e i ritardi richiamati e per i trascinamenti temporali dannosi anche per l’efficacia delle misure individuate.

Si è analizzato in altra nota le ragioni del ritardo e della scarsa capacità attuativa e di spesa; è però necessario evidenziare il disinteresse della Regione su questi aspetti così decisivi per i lavoratori e per tutti i cittadini sardi. In molti politici, e talvolta nella burocrazia, è radicata l’idea che comunque non si perde nulla delle risorse finanziarie assegnate dalla UE (e non è del tutto vero!) poiché interviene l’effetto trascinamento ( il cosiddetto N+2,o addirittura lo N+3, cioè gli anni di programmazione istituzionale più 2 di “ proroga”). È un'idea e una pratica sbagliata e dannosa per l’efficacia delle politiche e per l’efficienza della stessa macchina burocratica. È dimostrato che l’effetto trascinamento, insieme a negative “ rendite “politiche (a esempio i lunghi esercizi di bilancio provvisorio), e a complessità di natura burocratica e legislativa, crea ritardi in fase di attuazione delle azioni e misure e tempi non coperti da alcun intervento di politica attiva e formativa.

Non si risponde così alle esigenze che quotidianamente si manifestano nel mercato del lavoro e nella società sarda, costringendo giovani e lavoratori a diventare residuali nel mercato del lavoro perché privati di opportunità e di tempestiva acquisizione di competenze utili alla ricollocazione e alla ricerca dell’occupazione.

Per questi motivi è urgente una immediata inversione di rotta da parte della Regione, che deve considerare la formazione e le politiche del lavoro come una priorità della propria azione di governo, sia sul versante della capacità e tempestività attuativa che di spesa.