Lettera aperta ai candidati presidenti della Regione Sardegna

Dettagli

Logo-Carta-Zuri

di P. Borrotzu, M. Medde, F. Meloni, L. Saba
Associazione "Carta di Zuri"

L'Associazione Carta di Zuri non partecipa alla campagna elettorale in corso per il rinnovo del Consiglio regionale della Sardegna; com'è ovvio per una associazione di volontariato impegnata nella lotta alla povertà e per i diritti dei popoli e non nell'ambito più prettamente politico. La Carta di Zuri è però fortemente interessata a che la campagna elettorale si svolga attraverso un serio e credibile confronto, tra i candidati, le forze politiche, le persone e le comunità, sui problemi che oggi vive la Sardegna e che rappresentano un ostacolo al suo sviluppo e all'affermazione dei diritti di cittadinanza. Un obiettivo che va perseguito in funzione della coerenza della politica tra il dire e il fare e della capacità attuativa della Regione come istituzione dell'autonomia. In questa direzione e con questi significati ci rivolgiamo ai candidati Presidente della Regione e ai candidati nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale.

È indispensabile ridare credibilità all'istituzione Regione, e diversa capacità di incidere sulle difficoltà dell'Isola. Se si vuole essere credibili nell'affermare in concreto i diritti dei sardi all'autogoverno, è urgente però che il Consiglio regionale recuperi un'immagine e un comportamento di reale rappresentanza dei problemi e delle aspettative della Sardegna. È importante ridurre le indennità, e ancora prima è rilevante e utile scegliere consiglieri regionali che abbiano passione, sensibilità verso il sociale e competenze da mettere in campo, e che siano capaci di alimentare la solidarietà e la coesione tra le persone, i territori, le istituzioni e sostenere nella quotidianità quello che ormai sempre più diffusamente viene chiamato e riconosciuto come popolo sardo.

Ma questa è una valutazione che, oramai, compete ai cittadini chiamati al voto.

È urgente che la prossima sia una legislatura di profondi mutamenti istituzionali, per cambiare la stessa Regione, trasferendo poteri e risorse agli Enti Locali, sì da modificare una struttura elefantiaca e spesso di mero accentramento di potere e avviare una stagione di riforme istituzionali in grado di ridisegnare, non solo la rappresentanza dei territori attraverso l'ente intermedio, ma gli stessi rapporti tra i diversi soggetti istituzionali.È questa la premessa per rivedere anche i rapporti tra Stato e Regione in funzione di un vero autogoverno.

Altra questione fondamentale, che segnaliamo, riguarda, nell'azione del prossimo Governo regionale, la priorità del lavoro e della lotta alla povertà. I giovani senza un lavoro debbono essere infatti la prima preoccupazione della politica sarda e della Regione Sardegna, insieme alle 350.000 persone che vivono con un reddito al di sotto della soglia della povertà relativa e assoluta. Una situazione inammissibile e che va rimossa attraverso programmi e misure specifiche a favore dell'occupazione giovanile e il rafforzamento del fondo contro la povertà. Interventi necessari e non sufficientemente valutati nell'iniziativa politica e legislativa.

Un investimento straordinario va fatto a favore della scuola e della formazione, per rispondere alla sfida della società della conoscenza e per adeguare e rafforzare le competenze dei giovani sardi e di quanti vogliono accettare la sfida dei cambiamenti economici, finanziari e produttivi. La riforma della scuola e della formazione diventa indispensabile per i giovani, per la qualità dell'offerta formativa, per le nuove competenze che bisogna innestare nei sistemi produttivi, per garantire leadership all'altezza dei processi in atto in tutti i gangli della società e per contribuire all'accrescimento culturale della persona.

Il sostegno alla famiglia è un altro obiettivo che segnaliamo all'attenzione dei consiglieri regionali per la prossima legislatura. Si tratta infatti di meglio riconoscere il ruolo insostituibile di un'organizzazione naturale e sociale senza la quale diventa impossibile non solo valorizzare la funzione educativa e valoriale, ma garantire anche la coesione della comunità e attutire l'impatto terribile e negativo delle ricorrenti crisi economiche e culturali.

Ma nessuna ingegneria istituzionale o riforma settoriale può funzionare, e incidere positivamente nelle condizioni di vita e di lavoro, se la politica non rimette al centro del proprio agire i principi, i valori e la capacità attuativa, scegliendo di operare per il popolo e la persona e non per il mercato, e rinunciando a pensare quest'ultimo come alla categoria di uno spirito da adorare e servire.