Una proposta per uno specifico programma formativo e per la occupabilità.

Dettagli Crisi del lavoro, ammortizzatori sociali, formazione professionale e qualificazione dei lavoratori e del mercato del lavoro

di Mario Medde

In Sardegna, al 10.12.2020, si registravano (fonte INPS) un totale di 112.588 domande definite su tutte le diverse varietà di ammortizzatori sociali e 1.532 ancora da lavorare. Nel mentre si discute a livello nazionale una proposta per rafforzare gli ammortizzatori sociali, con un sistema a copertura universale, solidale e più inclusivo, è prioritario che oggi gli strumenti di integrazione salariale, dunque i lavoratori, vengano orientati verso la formazione e la riqualificazione professionale; ovviamente laddove necessario e possibile.

Il Fondo Nuove Competenze, di cui al DL 34/2020 e convertito nella legge n.77/2020 , si muove in questa direzione, e può rispondere alle necessità di riorganizzazione delle imprese e di nuove competenze per i lavoratori. Ne possono usufruire tutti i datori di lavoro con dipendenti.

Considerato il numero dei lavoratori che in Sardegna fanno parte del bacino di tutte le varietà degli ammortizzatori sociali, è utile inserire nel bilancio 2021 della Regione, visto l’esercizio provvisorio, una specifica misura con un programma di intervento formativo e pluriennale per una qualificazione o riqualificazione professionale di quanti non dispongono di un rapporto di lavoro, o come intervento integrativo al fondo Nuove Competenze, e con gli stessi meccanismi di accompagnamento e tutoraggio, in capo anche alle agenzie accreditate.

Uno strumento di gestione delle crisi aziendali è sostanzialmente pure quello previsto nel Fondo Nuove Competenze, che però non rende conto della varietà e della pluralità degli ammortizzatori sociali, anche non in costanza di rapporto di lavoro. Si tratta dunque di predisporre un intervento e un programma a valle della gestione della crisi, e riguardante appunto anche le misure messe in campo come ammortizzatori per contrastare gli effetti del Covid19, e gli aventi diritto o i titolari degli assegni di ricollocazione( compresi i titolari di Naspi da oltre 4 mesi e coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza).

In tale versante va segnalata la positiva modalità prevista a livello nazionale nella Legge di bilancio per l’anno 2021 nella quale, al fine di favorire la transizione occupazionale e di sostenere il percorso di riforma degli ammortizzatori sociali, viene istituito un Fondo per l’attuazione di misure relative alle politiche attive rientranti tra quelle ammissibili dalla Commissione europea nell’ambito del programma React EU”, con una dotazione di 500milioni per il 2021. Viene inoltre istituito un programma denominato Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori(GOL), quale programma nazionale di presa in carico finalizzata all’inserimento occupazionale. Sarebbe fondamentale il coinvolgimento delle parti sociali sia per la pianificazione delle misure relative alle politiche attive sia per la definizione del programma GOL.

E’ in questo ambito che vanno superati i limiti del Programma Flexicuriy, che pure rispondeva a una intuizione positiva e corretta, ma che non faceva seguire al bilancio delle competenze l’attività di eventuale qualificazione e riqualificazione ,qualora necessari, e comunque precedenti l’inserimento al lavoro.

E’ questa una riflessione e una proposta che nasce da una lettura e analisi di alcuni importanti indicatori riguardanti il contesto sociale ed economico della Sardegna.

Si è infatti di fronte a una decrescita demografica, con una minore natalità anche rispetto a quella nazionale. La popolazione diminuisce per motivi naturali di 4,1 individui ogni 1000 abitanti; a livello nazionale 3,2 individui ogni 1000 abitanti. Si riduce la capacità di produrre ricchezza, e infatti la Sardegna occupa la 147 ma posizione nella classifica delle 241 regioni UE. Il suo PIL è il 70 % di quello della UE.

Nel terzo trimestre 2020 la forza lavoro dell’Isola registra il terzo valore più basso dell’ultimo decennio, 659.000 unità. Il tasso di attività si attesta al 61,6% rispetto al 64,3 dello stesso trimestre del 2019. Il tasso di inattività aumenta dal 35,7% del terzo trimestre 2019 al 38,4 dello stesso periodo del 2020.

Rispetto al numero degli abitanti si riducono sempre di più i lavoratori impegnati in attività produttive e di servizio. Tutte le diverse varietà di cassa integrazione, compresi i fondi di solidarietà, portano a un totale di circa 114.000 persone con richieste accolte. A queste vanno sommate le quasi 91.000 NASPI e disoccupazioni agricole. Da evidenziare anche i 53.193 nuclei familiari interessati al reddito di cittadinanza (115.040 persone coinvolte).

Due riflessioni s’impongono dunque dalla lettura di questi dati. La prima: Su 1.647.000 abitanti abbiamo una forza lavoro per un terzo fuori o ai margini del mercato del lavoro, o precaria. La seconda: trattandosi di un fenomeno che viene da lontano si pone con urgenza il problema delle risorse umane, delle competenze da aggiornare, migliorare e qualificare, per sostenere al meglio la ripresa economica e per dare competitività al sistema.

In questa direzione è d’obbligo ragionare sulla congruità delle risorse finanziare disponibili in capo all’Assessorato del lavoro per garantire un impegno straordinario della Regione finalizzato a contrastare gli effetti disastrosi della crisi economica e sociale e le conseguenze della pandemia sul mercato del lavoro. Certo esiste un problema di tempestività e di efficacia della spesa, ma anche di una dotazione finanziaria adeguata alla dimensione delle difficoltà attuali.

A tal fine è utile monitorare il budget dell’Assessorato al lavoro per le sue finalità, e per le spese correnti, negli anni dal 2015 al 2020.

La dotazione dell’Assessorato in questi sei anni risulta questa: 2015 euro 176 milioni e 466 mila, 2016 euro 108 milioni e 595 mila, nel 2017 euro 141 milioni, nel 2018 euro 166 milioni, nel 2019 euro 190 milioni, nel 2020 euro 155 milioni.

E’ evidente come il budget per le politiche del lavoro e della formazione prescindano da una valutazione sulla evoluzione negativa della crisi e sulle conseguenti risorse da impegnare per contrastarla. E’ evidente l’esiguità delle risorse finanziarie per le politiche attive del lavoro e per la formazione, atteso anche che la gran parte proviene dal Fondo sociale europeo, e solo in minima parte, quella per i cofinanziamenti, dai Fondi regionali.

Dunque si pone con urgenza il problema di come incrementare queste risorse finanziarie, insieme a una revisione delle procedure utili a garantire un loro tempestivo cantieramento, ma contestualmente l’adozione di strumenti formativi finalizzati a una politica attiva del lavoro selettiva per specifiche categorie di lavoratori per promuovere la occupabilità.