Contratti a tempo determinato e apprendistato
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- Creato Lunedì, 17 Marzo 2014 10:29
di Mario Medde
Nel Decreto Legge del Governo Renzi, che si suppone rappresenti un anticipo (il resto attraverso legge delega) del Jobs act, delle nuove norme sul lavoro, vengono ridotti i vincoli sull'apprendistato e sui contratti a tempo determinato. Si può assumere a tempo determinato senza causale per 36 mesi e viene cassata la pausa di dieci giorni tra un contratto e l'altro. Entro il limite dei tre anni si può prorogare il contratto più volte; sono ammesse fino a un massimo di otto proroghe e non si potrà eccedere nell'utilizzo di questo strumento il limite del 20% dell'organico.
Per l'apprendistato il decreto prevede che la forma scritta valga per il contratto e non per il piano formativo individuale. Viene eliminata la norma che vincolava l'assunzione di nuovi apprendisti alla conferma di almeno il 30% degli apprendisti dipendenti conclusasi la fase di formazione. Gli apprendisti potranno essere sostituiti costantemente. Inoltre, per l'apprendistato di primo livello (apprendistato per la qualifica e il diploma professionale) si è stabilito che la retribuzione, per la parte riferita alle ore di formazione, sia pari al 35 % della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento. La formazione, cioè l'offerta formativa pubblica, viene eliminata come obbligo per il datore di lavoro (diventa discrezionale) per l'apprendistato di secondo livello, l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; uno strumento che è più appetibile in fase di crescita economica, ma che di per sé non produce certo effetti promozionali o moltiplicatori. Sulla formazione in azienda a cura dell'imprenditore, in una dichiarazione a "La Stampa", Michele Tiraboschi, giuslavorista e direttore del centro studi Marco Biagi ha sottolineato che: «È già successo con il vecchio contratto di formazione-lavoro. Per questo quel contratto fu cancellato nel 2003 dalla legge Biagi». Senza la formazione strutturata, documentata e verificata, l'Unione Europea è già intervenuta per sanzionare l'Italia, rea di aver trasformato gli incentivi fiscali in aiuti di stato. È questo infatti il rischio della formazione delegata al datore di lavoro. Quali sono infatti gli strumenti, i modi e le forme per una verifica del progetto formativo realizzato direttamente dall'imprenditore?
Si è di fronte dunque a una maggiore flessibilità nelle assunzioni, ma anche a una evidente riduzione delle opportunità formative e a un'ulteriore compressione, a favore del datore di lavoro, dei diritti del lavoratore nell'esercizio dell'attività lavorativa. I diritti nel lavoro si riducono, e di molto, senza garanzia alcuna di un incremento delle opportunità lavorative (si vedano i dati della Sardegna sugli andamenti trimestrali dei lavoratori avviati per tipologia contrattuale). Al contrario, si potrà determinare un ulteriore aumento del lavoro precario, rendendo ancora più asfittico il mercato del lavoro. Accanto alle cause di natura strutturale per le conseguenze della crisi economica e finanziaria, le nuove norme accentuano le caratteristiche di precarietà e di scarsa professionalizzazione del mercato del lavoro, in assenza anche di un rapporto più strutturato e fidelizzato. Il contratto di lavoro a tempo determinato, ancorché limitato in azienda al 20% dell'organico come tetto massimo per questo strumento, nel più complessivo mercato del lavoro, sul versante degli avviamenti trimestrali e annuali, non può essere la regola, e preponderante rispetto al contratto a tempo indeterminato.
La generalizzazione del contratto a tempo determinato, rispetto a quello indeterminato, è anch'esso una spia preoccupante dello stato di salute dell'economia sarda, della stessa struttura economica e produttiva e di una configurazione giuridica delle aziende e del loro dimensionamento molto lontane da quanto necessario per competere in un sistema economico e finanziario così aperto e globalizzato. Come si può evincere dai dati del SIL Sardegna e del Sistema informativo Excelsior, l'esempio della Sardegna è a questo proposito illuminante; domina incontrastato nel mercato del lavoro, sul versante degli avviamenti, il contratto a tempo determinato, in uno scenario dove è facile leggervi la stagionalità, soprattutto la precarietà e il lavoro irregolare. Il suo utilizzo è peraltro diffuso in tutti i settori dell'economia isolana, ivi compresa l'Istruzione, la Pubblica Amministrazione e la Sanità, come attestano i dati sugli avviamenti trimestrali.
Il contratto a tempo determinato ha una sua specifica ragione, però, se risponde a esigenze reali della pro-duzione e dell'organizzazione del lavoro, ma non può essere la risposta a diseconomie strutturali dell'azienda, o alla richiesta di riduzione del costo del lavoro, che va affrontata e risolta in altro modo e in altre sedi. Quando si affrontano questi problemi, è il caso appunto dei contratti di apprendistato e a tempo determinato, è fondamentale conoscere, valutare e affrontare quanto accade nel mercato del lavoro, nel sistema produttivo e nelle aziende interessate, per capire se realmente l'adozione di uno strumento contrattuale è una opportunità per il lavoratore e l'imprenditore, o invece un palliativo di breve periodo, o un modo per realizzare profitti riducendo i diritti e i salari (si pensi anche al futuro previdenziale).
In attesa di verificare i contenuti del Jobs act, soprattutto relativamente a quanto annunciato da Renzi su contratto unico a tutele crescenti, salario minimo e sostegno ai disoccupati, la prima impressione è che ancora una volta si è voluto intervenire sulle regole pensando così di agevolare la promozione di nuove oppor-tunità lavorative. Sulle diseconomie esterne al processo produttivo, sul rapporto azienda-banche-credito, sulla defiscalizzazione degli utili reinvestiti, sull'abbattimento reale, non simbolico, dell'imposizione fiscale sul lavoro, si è in attesa di proposte e di strumenti operativi.
Al contrario, di sostanziale e preoccupante c'è "l'entrata a piedi uniti " del Governo su temi e prerogative dell'autonomia delle parti sociali. Non è in discussione solo la concertazione, ma il modo di essere e la libertà delle organizzazioni sindacali. Se il Governo e il Parlamento legiferano senza neppure sentire il parere e le proposte di chi rappresenta il mondo del lavoro e delle imprese, e se gli aspetti contrattuali più importanti vengono delimitati e decisi senza i sindacati e le associazioni datoriali, è in discussione il modello di democrazia e le stesse basi culturali sulle quali è fondata la civile e democratica convivenza di questo Paese.
SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR- Union Camere, Unione Europea, Ministero Lavoro.
Estratto della Tabella 12. Industria e servizi. Assunzioni previste dalle imprese nel 2013 per tipo di contratto, settore di attività e classe dimensionale, Sardegna.
Totale assunzioni | 49,6% |
Tempo indeterminato | 21,7% |
Apprendistato | 2,0% |
Inserimento | 1,9 |
Tempo determinato e stagionale | 49,6 |
Tempo determinato. Sostituzione personale |
5,1 |
Tempo determinato per prova nuovo personale | 1,9 |
Tempo determinato per copertura picco di attività | 17,2 |
Altri contratti | 0,5 |
S.I.L. SARDEGNA. Elaborazione dalla tavola 3.1.1., e grafico 3.1. Congiuntura lavoro febbraio 2014.
Picco avviamenti al lavoro
Anno | Tempo determinato | Tempo indeterminato |
---|---|---|
2010 | 65.000 | 19.000 |
2011 | 70.000 | 20.000 |
2012 | 65.000 | 19.000 |
2013 | 53.000 | 10.000 |