Al nuovo Consiglio regionale proponiamo l'attuazione della Costituente del popolo sardo

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di Mario Medde e Pietro Borrotzu dell'Associazione Carta di Zuri

Un'Assemblea costituente del popolo sardo da eleggere ora. È una sorta di proposta ri-costituente per il centrosinistra sardo che pure ha vinto le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale. Lo ha sostenuto qualche giorno fa Pietrino Soddu parlando, e con argomenti di forte spessore, di autonomia, federalismo e giustizia, e di rinegoziazione dei rapporti e poteri con Roma e Bruxelles.

Per chi come noi da tanti anni sostiene la necessità della Costituente è un viatico di enorme rilevanza. Un incoraggiamento a riprendere in mano l'iniziativa del Comitato per la Costituente del popolo sardo per affermare i diritti dei Sardi a Roma e a Bruxelles, e contestualmente per ridisegnare in senso federalista anche la nostra Isola.

È quello che faremo a partire dalle prossime settimane. Consapevoli anche che la disaffezione verso la politica e le istituzioni va combattuta dando ai cittadini occasioni e strumenti di reale partecipazione, soprattutto sulle grandi questioni, come il fisco, la reale autonomia finanziaria, la rappresentanza in Europa, la potestà sulla capacità di spesa, il riconoscimento delle pari opportunità con le regioni continentali, la revisione degli assetti istituzionali in Sardegna, iniziando a destrutturare l'Ente Regione, ormai inadeguato e concausa di mille difficoltà, e attuando il principio di sussidiarietà.

Sono questi i grandi problemi che dobbiamo affrontare per superare le diseconomie dell'Isola, insieme all'urgenza di un buon governo che sappia mettere insieme le soluzioni alle quotidiane emergenze e cambiamenti consistenti sul versante istituzionale ed economico.

Un'impresa di proporzioni non ordinarie che obbliga a una forte, diffusa e specifica legittimazione popolare, un potere costituente, senza il quale si verrà irrimediabilmente attratti dall'agenda delle sole emergenze e dalla forza delle dinamiche romane ed europee; senza la forza necessaria a contrastarle e senza quella specifica legittimazione popolare che porta ad allontanare anche le tentazioni del " Palazzo" e le contiguità sardo-romane.

Diversamente dal passato, il nuovo governo di centrosinistra sardo può essere soggetto di positivo cambiamento, perché consapevole dell'impresa che lo attende, per il suo importante pluralismo interno, perché deve necessariamente pensare e agire in grande, tanto quanto gli ostacoli che ha di fronte, molti di fattura sarda e altrettanti che vengono dall'esterno. L'errore da evitare, e che non fu evitato nei primi anni novanta, quando la legge istitutiva si arenò nelle nebbie romane e parlamentari, è quello di pensare che la Costituente possa limitare le competenze e la operatività del Consiglio regionale. Allora, strumentalmente, da più parti e trasversalmente, si disse infatti che il Consiglio era nella pienezza dei poteri e dunque non c'era bisogno di altri organismi. Questo accadeva mentre l'autonomia declinava ormai verso la paralisi, la Regione veniva quotidianamente circondata dai manifestanti, e la stessa idea e pratica della specialità messa alla berlina dai quotidiani più importanti del Paese. Quasi il 50% dei sardi non si è recato alle urne. Vale senz'altro il voto di chi ha voluto scegliere. Ma che esista un problema di credibilità della politica e delle istituzioni nessuno può negarlo.

È tempo ora di scelte importanti e nuove! La Costituente è una risposta che dà forza alla Sardegna e che crea i presupposti per attuare il federalismo in Sardegna e per un reale autogoverno. L'alternativa è ancora una volta la storiella del governo amico e di venire stritolati dalle " ragioni " dei più forti e dalle "compatibilità" romane ed europee.

La lotta alle povertà e per il lavoro potranno avere risultati positivi e tangibili solo attraverso istituzioni forti e partecipate, in grado di dare priorità e progettualità all'idea di giustizia. In questa direzione la Costituente sarda è oggi l'unico strumento per poter cambiare e riformare le istituzioni locali e regionali, e per affermare un autogoverno che faccia del lavoro e della lotta alle povertà il primo obiettivo.